Wargames – Giochi di Guerra | Recensione

Di certo non è una novità che gli anni ’80 siano tornati in auge, in realtà ormai da anni, grazie a roba come Stranger Things e suoi derivati, ma forse già da prima, con quel Super8 di J.J. Abrams che ha pescato a mani basse tutta la nostalgia di due/tre generazioni cresciute proprio con quel cinema lì, in coincidenza con la nascita dei primi blockbuster contemporanei. Di recente abbiamo visto anche un revival degli anni ’90; così va il mondo, si ricicla tutto.

Gli anni ’80 sono stati un decennio di grandi cambiamenti nella cultura popolare, un luogo dello spirito in cui la filosofia yuppies echeggia nei costumi e nella società; nei cinema spopolavano film per teenager in tutte le salse, uno tsunami di suggestioni collettive che pian piano definirono l’odierna cultura pop. Una novità assoluta per il periodo fu la diffusione dei videogame, che dai cabinati arrivarono dentro le nostre case grazie alle consolle di prima generazione, come l’Atari e il Commodore, ragione per cui i videogame entrarono nella cultura di massa e divennero oggetto di discussione tra i giovani, non ci volle molto per convertire quelle nuove passioni giovanili in pellicole, uno su tutti: Wargames – Giochi di guerra, indubbiamente tra i pionieri del genere a tema videogame.

Wargames emana anni ’80 da ogni parte, quasi un compendio di un’epoca segnata da un genere cinematografico che guardava gli adolescenti con gli occhi di un adolescente, a dispetto di oggi a cui si affidano ai teenager le problematiche degli adulti, senza la certezza che ne abbiano piena consapevolezza, o addirittura interesse. Non bisogna dimenticare che Wargames arrivò nelle sale durante la guerra fredda, nel pieno di quel braccio di ferro tra Ronald Reagan e l’Impero del Male. Giochi di Guerra è un connubio costruito a tavolino in cui i videogame diventano geopolitica, pacifista quanto basta per vincere l’Oscar come miglior sceneggiatura originale (insieme alla Fotografia e Sonoro).

Ma al di là del pacifismo, sapete che c’è? Uno dei successi di Wargames sta nell’aver tirato fuori dal cassetto tutti i sogni dei ragazzini dell’epoca, gli stessi ragazzi che ancora oggi sognano di cambiare il mondo, fare la rivoluzione, e in Wargames il passaggio dalla stanzetta alla stanza dei bottoni è giusto un attimo.

Una miscela di ingredienti pop, se possiamo definirli tali per l’epoca, perfetto per grandi incassi al box office, che ha profuso intrattenimento a giovani e meno giovani, finanche a quei dinosauri delle stanze del potere, tanto che addirittura in quegli anni convinse il governo degli Stati Uniti a rettificare le procedure di sicurezza informatica, perché non si sa mai nella vita, con una combinazione di tasti oltreché una fatality può scapparci anche una guerra termonucleare.