Indiana Jones e il Quadrante del Destino | Recensione

Da queste parti parlare di Indiana Jones è sempre un po’ arduo, dato l’alto rischio di inficiare il giudizio con una sana dose di devozione e nostalgia; purtroppo è così. Indiana Jones rappresenta una figura emblematica per disparate generazioni, tanto che i miei studi in storia stanno lì a certificare quanto davvero abbia influenzato la mia esistenza. Però…però, una volta presa tale consapevolezza si può andare avanti e tentare di valutare l’ultimo capitolo dell’archeologo più famoso dell’universo con la massima professionalità e correttezza.

Sono trascorsi ormai anni da Il Regno del Teschio di Cristallo, probabilmente il capitolo più divisivo dell’intera saga, indubbiamente anche quello meno convincente (ne abbiamo parlato qui). Divisivo sì, ma forse un po’ troppo aspramente criticato per alcune ingenuità, proprio quelle stesse ingenuità che però hanno fatto la fortuna e appartengono al DNA della stessa saga. Poi sì, il quarto episodio si caricava alle spalle anche altri problemi, quasi da far pensare che la voglia di soldi facili abbia sopraffatto su tutto il resto…ma, hey! È il capitalismo! Ciononostante Indiana Jones c’era, eccome se c’era, mancava solo di credibilità nell’esecuzione.

Adesso veniamo al presente, con Indiana Jones e il Quadrante del Destino, per la prima volta non più diretto da Steven Spielberg in persona, cioè il cineasta della nostra golden age, ma da James Mangold, ovvero il regista più prossimo allo spielberghismo, guarda caso. Mangold è un ottimo mestierante che sa il fatto suo in tema di grandi ritorni, vi ricordate Logan? Esatto. E infatti si nota fin da subito che Il Quadrante del Destino è tutt’altra cosa rispetto al suo predecessore, difatti è un film più compatto, più studiato, più Indiana Jones, però gioco forza diverso, poiché il Prof. Jones è invecchiato come purtroppo accade a tutti noi comuni mortali; a tratti parla e agisce come quel padre mai dimenticato de L’Ultima Crociata.

La Ruota del Destino è una giusta amalgama di tutti gli stilemi che hanno reso famosa questa saga: comedy/action/sci-fi, insieme a parecchie ingenuità al di fuori di ogni logica delle leggi della fisica, com’è giusto che sia e ci aspettiamo da un Indiana Jones qualsiasi. Come i suoi illustri predecessori si ritorna alle avventure on the road, dagli Stati Uniti alla Sicilia. Evviva.

Altri ritorni, altro fan service fatto bene: Si rivedono i nazisti, i villain per antonomasia, coloro che possono morire anche male, tanto a chi importa; e infine c’è anche quella cosa che gli adulti hanno dimenticato: la magia, il soprannaturale che da sempre accompagna le avventure di Indiana Jones, stavolta più di quanto ci abbia abituati in passato. E a noi va bene così, perché no.

Quindi promosso? . Indiana Jones e il Quadrante del Destino non è quel gran film che ci aspettavamo, ahimè purtroppo anche quest’ultima avventura è un po’ sbilanciata verso gli aspetti meno riusciti. Una delle ragioni riguarda la scrittura, che non collima nel modo giusto con l’età anagrafica del nostro beniamino; semplicemente perché non si può chiedere a un pensionato di interpretare l’action hero anni ’80, non è credibile e inficia sulla sospensione dell’incredulità, si potrebbe anche chiudere un occhio, però boh, a che serve l’Inps? La situazione va di male in peggio quando il nostro viene ringiovanito con l’ausilio della computer grafica, a tratti sembra di trovarsi di fronte a un videogame da cestone di un negozio di elettrodomestici. Piccola parentesi sulla computer grafica: fa schifo. La situazione è ancor più grave se pensiamo ai 300 (trecento) milioni di costi di produzione. Non lo so, mio cugggino avrebbe fatto meglio, o magari no, però ci siamo capiti dai.

Ciò detto, per concludere, si poteva fare di più? Certamente. Si poteva fare di peggio? Sì, è già stato fatto. Tuttavia, e nonostante tutto, Il Quadrante del Destino è un film sincero nei limiti di un mero blockbuster spremisoldini, che però in qualche modo ripaga chi è cresciuto a pane e Indiana Jones, di chi da ragazzino si è divertito tra una corsa in miniera e l’assalto a un nazi-tank; di chi ha provato ribrezzo per i sacrifici umani e i bambini frustrati nel Tempio Maledetto; di chi sognava di galoppare insieme a Indy tra le montagne rocciose di Petra. Dunque grazie di tutto, non ti dimenticheremo mai.