The Time Machine | Recensione

La prima volta con The Time Machine rimasi piuttosto sconvolto dalla sola idea che l’umanità possa diventare carne da macello, ridotta alla stregua del bestiame da allevamento; impossibile dimenticare circostanze simili viste in The Road, ricordo di non averci dormito la notte. Tuttavia col tempo ho compreso che la realtà può essere anche peggio, ad esempio con un mutuo a tasso variabile, ma questa è un’altra storia.

The Time Machine è tratto dal romanzo omonimo di H.G. Wells, uno degli scrittori più celebri a cavallo tra l’800 e il ‘900, nonché uno dei padri della fantascienza. Il film è diretto da Simon Wells, nientepopodimeno che un pronipote dello stesso scrittore, qui alle prese con il suo primo live action, finora unico, e forse per una ragione valida. Perché parliamoci chiaro: The Time Machine è un filmetto, chiaramente diretto da qualcuno a cui manca l’esperienza necessaria per dirigere una produzione da 80 milioni di dollari. Un film dozzinale sotto tutti gli aspetti di vista, sia sul piano della scrittura (un pessimo rimaneggiamento dell’opera originaria), sia sul piano tecnico, oggettivamente invecchiato male. Si nota l’assenza di una regia forte, non esiste un movimento di macchina che possa travisare una certa ingenuità di fondo, o un piano sequenza memorabile…niente; nessun guizzo per scalare qualche vetta importante, ancora niente. Non siamo dalle parti di Ed Wood, ma poco ci manca.

Come direbbero dalle mie parti: il problema di The Time Machine sta nel cercare di stare con due piedi in una scarpa, vorrebbe essere un blockbuster d’autore, ma sbaglia tutto, dall’inizio alla fine, fin dalla sua genesi produttiva. Le riflessioni dell’opera originaria vengono sgravate a favore di una mera storia d’avventura buoni-cattivi dalle poche pretese, con buona pace di H.G. Wells. Ed è solo grazie alla bravura di Jeremy Irons se in qualche modo rinveniamo un po’ di spessore al piattume generale, grazie all’interpretazione di un villain capace di dare un po’ di suggestioni all’intero baraccone, malgrado qualche frase da baci perugina. Accontentiamoci di poco.

Poi per carità, The Time Machine lo si guarda volentieri perché possiede una storia forte alle spalle che funziona anche attraverso un sistema di specchi e leve, ragione per cui ancora lo ricordiamo nostalgicamente nella stessa maniera con cui ricordiamo l’ex-compagno di classe scemo, nell’attesa però che prima o poi qualche bravo cineasta ci riproponga il The Time Machine che ci meritiamo. Noi siamo qui.