Volevo solo girare un cortometraggio | 48 Ore prima

Impossibile, quasi illegale, scrivere la recensione di un cortometraggio prodotto, diretto e interpretato dal sottoscritto, poiché sarebbe come mettere un proprio like sul post appena condiviso nei social, una roba che più cringe non si può. Ma voglio comunque parlarvi di 48 Ore prima e della mia, finora unica, esperienza da filmmaker. Qui il trailer.

Il cinema è sempre stata la mia più grande passione, tanto che oggi sono qui a scrivere in questo spazio del web dedicato alla settima arte, un blog creato anni fa un po’ per gioco, ma che oggi conta un bel seguito e un ottimo piazzamento sui motori di ricerca. Ancora oggi non ci credo, mediamente la mia voglia di impegni duraturi possiede più o meno un limite di qualche settimana, a volte giorni, altre volte poche ore, se non minuti. Volevo scrivere di cinema, volevo dare le mie opinioni non richieste dei film con i quali sono cresciuto, e dei nuovi arrivati. Tuttavia, oltreché dare pareri sulle opere altrui, sognavo di più, sempre su richiesta di nessuno, naturalmente. Da qui l’idea di un girare un cortometraggio.

I primi passi per concretizzare questo desiderio cominciano qualche anno fa, quando conobbi due cinefili dell’era dell’internet durante l’iscrizione per un corso di regia mai iniziato. Con quei ragazzi trovammo la quadra con l’idea di girare un lungometraggio semi-horror antologico diviso in tre parti, con alcuni elementi in comune che in qualche modo collegassero le tre storie. Tre mini-film, tre regie differenti, tre modi di rapportarsi agli oggetti in comune. Bell’idea (mia personale opinione), ma sapete com’è finita? A nulla, come tutte le storie che iniziano con “zero budget”.

Passano gli anni, nuove amicizie cinefile, partorisce l’idea di un nuovo progetto, stavolta con qualcosa di più personale e allo stesso tempo più ambizioso, o almeno nelle intenzioni. Presi carta e penna e scrissi una storia per un mediometraggio; un teen comedy-drama in salsa pulp; ad ogni modo qualcosa di vagamente fattibile con i mezzi a disposizione. Acquistai l’attrezzatura necessaria, da supporto alle fotocamere già di proprietà dei membri della crew; iniziammo le prove tecniche, col senno di poi inutili. Contemporaneamente iniziai a fare casting, o meglio, a cercare semi-professionisti alla ricerca di nuove esperienze fuori da giri degli spettacoli teatrali. E qui arrivarono i primi ostacoli, per me del tutto inattesi, perché non mi aspettavo di incontrare grosse difficoltà nel reperire attori semi-professionisti che non si inc*la nessuno; se in passato l’avessero chiesto a me avrei partecipato senza esitazione…e invece, invece la gente ha smesso di sognare; poco dopo la fine delle prove tecniche i membri del cast si dileguarono uno alla volta, la troupe altrettanto.

Apro una parentesi sulla troupe: il loro compito non sarebbe consistito in una semplice esecuzione dei compiti, ma più che altro in una co-partecipazione, che se fosse stata divisa equamente negli sforzi avrebbe anche potuto portare a una sorta di regia comune, a un collettivo; pur di girare qualcosa, qualsiasi cosa, ero disposto a fare dieci passi indietro. Ma a quanto pare non è bastato nel dissuaderli dall’ignavia. L’arrivo del covid cancellò tutto, anche l’anima, smisi anch’io di sognare.

Finita la pandemia e tramite una serie di circostanze riscatta in me quella scintilla lì, probabilmente a causa di una pre-crisi di mezz’età, un ultimo sussulto di una giovinezza che non ritornerà più. All’apparenza la vecchia crew sembrava disposta a seguirmi, perciò via con un’altra sceneggiatura, per la terza volta, nasce 48 Ore prima. Una storia con nessuna velleità di diventare un nuovo caposaldo degli short film, l’idea stavolta era solo e semplicemente di realizzare qualcosa di fresco, divertente, un corto di genere che guarda al cinema d’oltreoceano. Tutto ciò è accaduto mesi fa, nel frattempo il corto è fatto e finito. Ma non è stato per niente facile.

Per realizzare 48 Ore prima ho fatto tesoro delle esperienze passate, pianificando un progetto meno ambizioso rispetto ai precedenti, un corto più contenuto, con un cast ridotto all’osso e interpretato dal sottoscritto e da alcuni amici, i più promettenti. Lo scopo era semplificare il tutto, bypassare tutto ciò che mi avrebbe impedito ulteriori ostacoli. Ciononostante anche qui non sono mancate le prime rogne fin da subito, difatti prima di iniziare le riprese parte della troupe scompare in un battito di ciglio come si insegna alla vietcong academy, con loro anche delle preziosissime fotocamere che avrebbero dato al progetto un’altra veste, indubbiamente più conforme ai dettami tecnico-estetici di oggi. Capisco che un progetto zero budget non sia allettante, e oltretutto, date le circostanze, nessuno vorrebbe rischiare di partecipare al nuovo Quattro Carogne a Malopasso. Capisco tutto, quasi tutto.

Per l’ennesima volta stavo buttando un altro progetto nello scarico del cesso per non riprovarci mai più, tuttavia, sorprendentemente, il progetto è andato avanti lo stesso, grazie a un’amicizia di lunga data che mi ha spronato nel continuare, nonostante tutto, nonostante le lacrime nella pioggia. Ancora oggi ringrazio chi mi ha sostenuto nel progetto, senza quel supporto il corto sarebbe rimasto un sogno dentro il cassetto vita natural durante. Quindi grazie.

Le riprese sono iniziate a Marzo di quest’anno (2023), nella consapevolezza che avremmo girato un cortometraggio con mani e piedi legati, e con a disposizione una serie di strumenti raffazzonati da B-Movie. Le difficoltà nel girare 48 Ore prima sono state molteplici, sul piano tecnico e umano, in alcuni giorni è stato difficile perfino reperire qualcuno disposto ad accendere il tasto di registrazione della fotocamera. Chi lavorava, chi aveva fretta, chi boh. Un Apocalypse Now dei poveri. Aver immaginato tutte le inquadrature in ogni singola scena durante la fase di scrittura è stato di grande aiuto, ci ha permesso di semplificare le operazioni e velocizzare le riprese.

Girare 48 Ore prima è stata un’esperienza sfiancante e divertente allo stesso tempo, che probabilmente non rifarei più alle stesse condizioni. Non sta a me giudicare la qualità del corto, posso solo dire che abbiamo dato il massimo nonostante le condizioni avverse, il budget inesistente, e i tanti santi caduti dal cielo.

Volevo solo girare un cortometraggio, ma è stato molto di più.