Oppenheimer | Recensione

Christopher Nolan è il regista che ha maggiormente catalizzato l’attenzione negli ultimi 15 anni. Amato e odiato, Nolan continua imperterrito con il suo cinema anglo-borghese, per estetica e per contenuto; oggi è il turno di Oppenheimer, biopic del padre della bomba atomica, per gli amici Oppie. Oppenheimer è il più classico dei biopic, una roba che non ti aspetti da uno come Nolan, abituato da sempre a confondere le idee con i suoi giochini post-produzione. Sebbene anche qui ci siano flashback e flashforward, si resta nei confini del facilmente comprensibile. Ragione per cui rende questo Oppenheimer quasi un unicum nella filmografia del regista inglese.

Se volete sapere quanto sia riuscito Oppenheimer dipende da quanta dimestichezza avete con i biopic, se vi piacciono allora bene, altrimenti boh, cambiate canale. Oppenheimer non riserva sorprese, è un po’ come un sandalone su Gesù Cristo, tira dritto senza deviazioni e alla fine qualcuno viene crocifisso. Il caro Robert J. Oppenheimer si fa carico di tutti i problemi del mondo e si atteggia in quanto tale; in seguito viene mostrato con i rimorsi della sua nuova evoluzione di distruttore di mondi, come lui stesso si autodefinirà prendendo spunto dagli scritti in sanscrito. L’impressione è che il nostro sia mostrato come una persona esageratamente complessa, con una psiche che va oltre le tre dimensioni per raggiungere una dimensione spazio-temporale tutta sua, ergo: molto più di quanto lo sia stato nella realtà. Sebbene sia un aspetto che cinematograficamente funziona, forse lo è di meno come biopic con velleità documentaristiche. Oltretutto la bomba atomica è figlia di un lavoro corale da parte delle maggiori menti dell’epoca e non di un singolo uomo, questo va ribadito, eppure Nolan preferisce lasciare a Oppie quasi tutto il palcoscenico come direttore artistico dei fuochi d’artificio. Gli dà così tanta importanza che al suo cospetto Einstein fa la figura del saggio boomer.

Ad ogni modo possiamo chiudere un occhio, non è quella docu-fiction sull’atomica che avremmo voluto, ma va bene così sul piano strettamente cine-narrativo, altrimenti Nolan avrebbe dovuto intitolare il film “Tutti insieme appassionatamente a Los Alamos“.

Oppenheimer è un film tecnicamente magnifico, pulito, senza sbavature, con una fotografia bellissima che si alterna al bianco e nero. Il biondo cineasta è sempre una garanzia di qualità. Poi è impossibile non menzionare l’interpretazione pazzesca di Cillian Murphy, che sembra nato e destinato per questa parte qui, oggi in pole position per il premio Oscar. Senza dimenticare Robert Downey Jr, finalmente in un parte che ci fa dimenticare quel coso lì con l’armatura giallo-rossa da curva sud. Il cast comprende decine di attori famosi che pur di presenziare a Nolanlandia hanno abbassato il loro cachet abituale.

Oppenheimer è un film quadrato, come lo sono tutti biopic, ma lo è in maniera magistrale, da applausi per alcuni. Non so se in TV avrà lo stesso effetto, nel dubbio andate al cinema e staccate la spina una mezza giornata.