Matrix | Recensione

Negli anni ’90 il web era in piena evoluzione e iniziava quel cammino che in poco tempo avrebbe cambiato il mondo. Finalmente la globalizzazione aveva trovato il suo cavallo di Troia. Da parte sua anche il cinema era in pieno fermento; tecnologie e stili stavano cambiando il modo in cui le storie venivano raccontate. Era l’era dei blockbuster e dei film d’azione, ma anche dell’indipendenza del cinema d’autore, in tale contesto Matrix riuscì a combinare elementi di entrambi i generi, creando un’opera unica entrata fin da subito nell’immaginario collettivo, pure fin troppo, dando vita alle teorie del complotto più disparate. La trama, che narra di un gruppo di ribelli che lotta contro una realtà virtuale creata dalle macchine per tenere gli esseri umani in schiavitù, per molti è una vera e propria allegoria della lotta contro il potere opprimente. Il protagonista Neo, interpretato da Keanu Reeves, rappresenta l’individuo che si sveglia dal torpore dell’ignoranza e inizia a vedere il mondo per quello che è veramente, una sorta di Eletto che guida gli altri alla libertà. Negli ultimi anni ha preso piedi l’idea che Matrix sia un’allegoria legata alla natura Lgbtq+ dei fratelli Wachowski, tuttavia le interpretazioni postume di un’opera sono vere e false allo stesso tempo, e sebbene i Wachowski abbiano confermato tale tesi e anche vero che non sarebbe la prima volta che un autore appoggi le tesi del fandom per ragioni di comodità.

Eh già

Matrix è stato rilasciato nel 1999, ma il suo impatto sull’industria cinematografica è stato uno spartiacque per tutto ciò che avvenne dopo. Con la sua trama avvincente e la sua regia innovativa ha dato un contributo significativo all’evoluzione del cinema d’azione e della fantascienza, diventando un vero e proprio cult movie. Ma non solo, il suo successo ha anche segnato un cambiamento nella percezione del pubblico verso i film di genere, dimostrando che anche un’opera apparentemente commerciale poteva avere una forte componente di riflessione, piena di simbolismi e metafore. Matrix ha aperto la strada a molti altri film che hanno cercato di unire intrattenimento e contenuti profondi, dimostrando che il mainstream può essere molto di più che semplice svago.

Immagini che puoi sentire

Ma il vero valore di Matrix sta nella sua rappresentazione visiva. La regia dei fratelli Wachowski è semplicemente spettacolare, con una serie di sequenze d’azione mozzafiato e una fotografia che cattura perfettamente l’atmosfera claustrofobica e distopica del film. La scena della pillola rossa è diventata una scena iconica, e la tecnica del bullet time utilizzata per rappresentare gli scontri tra Neo e gli agenti è ancora oggi un esempio di innovazione tecnica. Ovviamente non è solo cifra stilistica, Matrix è anche un film pieno di parole non comuni, termini tecnici e concetti filosofici che lo rendono un’opera davvero unica, un vero e proprio tesoro di conoscenza nascosto tra le sue immagini spettacolari. L’opera dei Wachowski va oltre il semplice intrattenimento, un’opera che invita alla riflessione e alla conoscenza. Probabilmente a sua insaputa.

PS: questa recensione è stata scritta con il contributo di ChatGpt. Una IA che scrive un pezzo su Matrix rappresenta degnamente il cerchio che si chiude.