Malgrado Mr Shyamalan sia uscito dal giro che conta da tempo immemore, tuttavia la curiosità per il suo cinema è rimasta intatta nel tempo, perché sì, perché Shyamalan ha dato quel qualcosa in più alla settima arte, come d’altronde ci riescono solo i cineasti più talentuosi che ragionano con la propria testa, invece di seguire pedissequamente i dettami dello studente idealtipo del Dams. Il cineasta indiano possiede una propria cifra, sul piano stilistico e della scrittura, che le nuove leve di oggi si sognano. Da un po’ di tempo a questa parte il nostro è tornato a fare a cinema (pseudo)indipendente, quello più intimo, quello più introspettivo; insomma, è tornato nel suo campo da gioco preferito.
Bussano alla Porta è un film Shyamaliano fino all’osso, dall’inizio ai titoli di coda, ci stanno tutti gli stilemi del suo cinema; che come sempre gira attorno a un crescendo di tensione per qualcosa di surreale che sta per accadere, a prescindere se poi sia una vaccata o meno. Il suo è un cinema di attesa, di qualcosa che verrà, se poi quel che verrà si sgonfia nel ridicolo poco importa, perché nel frattempo con quello che viene prima ci ha costruito il 90% della sua carriera. Chiamatelo scemo ora.
Quattro tizi entrano in un caffè, splash; più o meno è il sunto di Bussano alla Porta. Quattro persone, apparentemente normali, sequestrano una felice famigliola, a cui suggeriscono, anzi implorano, un sacrificio di un membro della famiglia, allo scopo di salvare il mondo dall’armaggedon. Solo un pazzo potrebbe credergli. Dove andremo a finire signora mia. Le problematiche di un film come Bussano alla Porta stanno proprio qui, perché nonostante tutto non riesce ad esser credibile in qualsiasi universo della teoria delle stringhe della sospensione dell’incredulità, nemmeno se si prende dannatamente sul serio, nemmeno se Shyamalan ci mette la sua cifra, o se dal cilindro magico tira fuori un coccoloso Dave Bautista con gli occhialini.
Son contento che Shyamalan sia tornato quello di un tempo, d’altronde anche la nostalgia ogni tanto male non fa. Come anche mi auguro che gli diano più credibilità in quel di Hollywood, affinché finalmente ottenga i big money per girare qualcosa che resterà vita natural durante nell’immaginario collettivo. Lui può farlo.