Da sempre Hollywood sforna film d’azione per tutti i palati, ma in passato, e in particolare nei primi dei novanta, gli action erano il genere cinematografico più ignorante della galassia, oltreché il più premiato al box office. Luoghi dello spirito dove i palestrati erano/sono il deus ex macchina per racimolare il più possibile al botteghino. In passato la formula era piuttosto semplice: Star hollywoodiana che fa cose con i suoi bicipiti equivalenti a un loft in centro a Milano; birra e tutti in compagnia e poi null’altro, anzi sì, poi c’era anche trama da seguire, ma nemmeno necessariamente. Altri tempi, altre circostanze; oggi si realizzano all’incirca gli stessi action, ma con dei tizi in calzamaglia.
Torniamo agli anni ’90: Speed è un action diretto da Jan De Bont, storico direttore della fotografia di Verhoeven. Per certi aspetti Speed è un film di genere atipico per quel periodo, sia grazie alla mono-espressività di Keanu Reeves e sia perché il ragazzo non rappresenta proprio l’idealtipo di body builder à la Stallone/Schwarzenegger tanto in voga in quegli anni. Pertanto l’eroe in questione è il ragazzo della porta accanto con una laurea in qualcosa di utile e non un semplice tizio che ti sgancia una calcio in faccia solo perché gli stai sulle palle. Sembra una banalità, ma a quei tempi non era così scontato.
Sebbene Speed sia di base un film d’azione vecchia scuola tuttavia possiede anche alcune peculiarità che lo differenziano dai suoi coetanei, in particolare grazie alla sua natura on the road simil-Fury Road, ma a differenza di quest’ultimo il tour de force di Speed non attraversa deserti radioattivi che emanano suggestioni da tutte la parti, ma più prosaicamente il normale traffico quotidiano di Los Angeles, e giacché il Bus nel quale è circoscritta tutta l’azione non può rallentare (pena l’esplosione del mezzo e smembramento dei passeggeri) è necessario pensare a soluzioni differenti per ogni imprevisto, soluzioni tanto bizzarre quanto lo sono le circostanze.
Speed è un action dal ritmo forsennato con tante buone idee sparse qui e lì che alla fine della giostra lo piazzano tra i migliori film d’azione delle ultime decadi. Non c’è un momento che possa definirsi tempisticamente morto, non c’è banalità, o perlomeno quant’è presente non è tediosa. Jan De Bont piazza il classico parco giochi dal divertimento assicurato in cui tutto è al posto giusto nel momento giusto. Circostanze che giustamente lo hanno premiato al box office, con inevitabile sequel annesso.
Eh sì, quel sequel che tutti ricordiamo, no?