Carta e penna, basta poco: I più pericolosi criminali d’america prendono il controllo di un aereo carcerario e i buoni cercano di sopravvivere da questo casino -> Vai con le esplosioni -> Ricorda le battutine. Stop. Un peluche coniglietto. Stop. Le faccine sono importanti. Fatto.
Nelle migliori enciclopedie di cinema è probabile che accanto alla voce Americanata ci sia un’immagine di Con Air, dato che per tanti aspetti, se non tutti, Con Air rappresenta il BLOCKBUSTER per antonomasia, la summa di tutto ciò che viene amato o detestato del cinema d’oltreoceano. Un tipo di cinema volutamente superficiale, a tratti grezzo, non di rado cafonal, diretto a uso e consumo del pubblico generalista, una roba che da queste parti del web piace tanto. L’importante è la consapevolezza, o almeno così dicono i saggi.
Con Air è un action maschio alpha duro e puro, con battutine sparse qua e là. Nulla di nuovo, negli anni ’90 era una formula piuttosto comune per ottenere un discreto successo di box office, Hollywood offriva praterie a produzioni del genere. Altri tempi, altri gusti, altro modo di pensare, nel bene e nel male. Eh sì, Con Air sarà anche una marchettata di film, con una formula trita e ritrita, ciononostante è una marchetta fatta bene, da manuale, in puro stile Jerry Bruckheimer, che per i pochi che non lo sapessero è uno dei più importanti produttori di Los Angeles, se non il più importante in fatto di blockbuster blockbusterosi. Top Gun, Beverly Hills Cop, Bad Boys, The Rock, giusto per citarne alcuni, tutta roba sua.
Con Air corre in modo forsennato, è un luogo dove accadono tante cose tra un’americanata e l’altra, e quando rallenta non perde tempo e riprende subito dopo con qualche battuta scema o un’esplosione che rimette le cose al proprio posto, e inoltre, come se non bastasse, imperterrito nel suo credo, alla fine si lancia verso un finale che più pirotecnico non si può, così talmente plateale e maleducato che si stenta a credere che l’abbiano pensato e fatto davvero, tuttavia coerente con tutto il resto; “in qualsiasi altro giorno potrebbe sembrare strano“, se lo dice da solo, mai frase più vera. A tratti Con Air è davvero al limite della baracconata, invero è stato lo stesso sceneggiatore Scott Rosenberg a dire che “non eravamo molto sicuri se stessimo girando un film di Jerry Bruckheimer o se stessimo prendendo in giro un film di Jerry Bruckheimer. Non eravamo sicuri cosa avrebbe pensato Jerry dopo aver letto la sceneggiatura“.
Il cast di Con Air è semplicemente pazzesco, a partire da un Nicolas Cage in versione meme prima ancora che i meme facessero la loro comparsa nel web. Quei capelli ancora li sogniamo la notte. John Cusack nei panni di uno che si vergogna di essere presente in questa lista. John Malcovich che fa John Malcovich. Steve Buscemi nei panni di un serial killer con la faccia di Steve Buscemi (perfetto!). Infine Colm Meany, Dave Chappelle, Danny Trejo e Ving Rhames a completare il quadro. Insomma, la sagra dei caratteristi, gente da invitare al proprio compleanno. A supporto della sceneggiatura venne perfino chiamato in causa un allora giovane J.J. Abrams incaricato di scrivere alcune battute per la parte comica.
Con Air si trova esattamente agli antipodi dell’Arthouse, quasi sembra trollare quel cinema lì attraverso la sua sola esistenza. Assurge come campione dei pesi massimi del cinema pop corn, orgoglioso della sua laurea rubata all’università della strada. È un action nato per riempire la pancia ed entusiasmare le folle proprio come gli spettacoli del Colosseo nell’antica Roma, non ha timore di essere giudicato come un luna park, perchè quello è e quello fa, e forse sta proprio qui la sua forza: ci crede fino in fondo senza vergogna, e quindi chi siamo noi per contestare la coerenza tra pensiero e azione?