Zack Snyder se ne sbatte del canone, piega la qualsiasi alle sue esigenze, un cineasta a cui sicuramente va dato il merito di portare avanti una sua visione di cinema, piaccia o meno, e la porta avanti arrogantemente con il linguaggio delle immagini, a tratti in modo iconoclastico. Nella Lega della Giustizia mancano supereroi con cui empatizzare a scopi di merchandising, a Snyder non interessa, i suoi supereroi sono più simili alle divinità dell’antica Grecia: arcani, tenebrosi, imprevedibili, con i vizi e le virtù di un qualsiasi mortale, nel bene e nel male. Zack Snyder è così, lo si ama o lo si odia, emozioni adesso messe a dura prova con la sua versione definitiva di Justice League, la Zack Snyder’s Justice League appunto, in gran parte stravolta sia nel montaggio e sia con l’aggiunta di alcune nuove scene girate per l’occasione.
Un evento per tanti aspetti singolare, giunto fino a noi grazie alle suppliche a gran voce della fan base, ma anche mediante una pandemia in corso che ha azzerato la catena di produzione cinematografica e cambiato la carte in tavola. La Zack Snyder’s Justice League di fatto si lascia dietro quel Frankenstein supereroistico arrivato nelle sale dopo esser passato di mano a Joss Whedon, chiamato dalla Warner Bros per completare il lavoro lasciato incompiuto da Snyder proprio sul finire delle riprese. Due registi con due visioni di cinecomic differenti, non poteva andare peggio.
Tralasciando nel dettaglio tutte le differenze significative tra le due versioni di Justice League, del quale se ne parlerà per anni dato che c’è anche chi sostiene che in fondo non sia cambiato nulla, però di certo rimane impossibile non citare il minutaggio, poiché nella Zack Snyder’s Justice League è di fatto raddoppiato e dunque difficile da digerire con una visione oneshot, tuttavia ci viene in aiuto una divisione in sette capitoli che facilita il compito di una narrazione così anti-blockbuster e contro il buon senso, un lavoro che certamente la Warner non avrebbe mai autorizzato in circostanze normali. Un minutaggio al limite della denuncia penale che però alla fine della giostra premia un’opera completa sotto tutti i punti di vista, attribuendo al lato introspettivo dei membri della Justice League molta più rilevanza rispetto alla versione arrivata nelle sale, nella Snyder’s Cut ciascuno possiede il suo background di insofferenza e nessuno di essi sembra particolarmente interessato a relazionarsi con i propri simili, uniti solo per il bene comune che le circostanze richiedono.
Zack Snyder’s Justice League è un cinecomic impregnato di epica classica in cui i supereroi non si calano nei panni di un nostro amico come avviene in casa Marvel, poiché diversamente dai vari Iron Man e Co. nella Snyder’s cut i supereroi sono presentati come delle divinità imperscrutabili, e sebbene anche loro non siano immuni da errori e soffrano come noi, lo fanno da un’altra prospettiva, ovvero da coloro che hanno in mano il destino del mondo, ma anche da chi detiene il peso della propria esistenza a causa di tali responsabilità. Aspetti cruciali per uno come Snyder nel quale storytelling è parte della cifra stilistica. Probabilmente è stata l’assenza di tale tocco autoriale che ha probabilmente inficiato sulla versione di Whedon che ha di fatto involontariamente (o no) tagliato la gambe e affondato l’intero progetto DC del vecchio corso.
Oggi Zack Snyder si prende una rivincita, o perlomeno rimargina una ferita mai chiusa, con un’opera completa di una propria visione e un’estetica riconoscibile da tutti, a tratti pacchiana e per alcuni fin troppo imbarazzante. Un cineasta lontano anni luce dallo spirito scanzonato dell’universo Marvel, motivo per cui è stato ingiustamente criticato di lesa maestà contro lo standard dominante, in particolare a causa dei risultati di box office non proprio esaltanti a dispetto della concorrenza. Circostanze che in passato hanno convinto i vertici della Warner a imitare gli avversari, ma con risultati piuttosto disastrosi, ed è forse grazie al successo di un cinecomic atipico come Joker se oggi un regista come Snyder ha ottenuto il lasciapassare per realizzare quest’assurda director’s cut dai tempi biblici, oltretutto con a disposizione un ampio margine di azione in ambito di autorialità.
Zack Snyder’s Justice League è il cinecomic totale, pieno di emozioni contrastanti, di cui possiede tutti i pregi e i difetti di un cineasta estremo qual è Snyder, ma rappresenta anche un altro modo alternativo di realizzare cinecomic, offrendo maggior varietà a un genere appiattito sugli standard della concorrenza. Un’opera che al netto dei sui limiti (con gli stessi difetti di tutti i cinecomic) ne sentiremo parlare per anni, dato che a suo modo ha aggiunto un altro importante tassello a un genere cinematografico che da molti anni non ha più nulla da dire. La pacchia è finita.