Oggi con gli smartphone abbiamo tutto il mondo a portata di mano: navighiamo sul web; compriamo online; realizziamo blog di cinema; ecc. Insomma cose così, che allietano le giornate. Addirittura c’è chi con l’IPhone realizza un lungometraggio e vince prestigiosi premi internazionali, proprio come ha fatto Steven Soderbergh con Unsane, un thriller girato nell’arco di due settimane e dal budget piuttosto contenuto, da elemosina per gli standard hollywoodiani. Soderbergh non è nuovo alle sperimentazioni, ma girare un film con uno smartphone ha indubbiamente catalizzato l’attenzione mondiale di tutti gli appassionati di cinema, come è naturale che sia quando per produrre un film viene utilizzato lo stesso device con cui la gente guarda i porno. È il progresso, bellezza.
Cosa fareste se vi trattenessero in modo coercitivo dentro un ospedale psichiatrico credendo di subire un’ingiustizia? Unsane inizia da questo incipit piuttosto drammatico e allo stesso tempo allertante, in seguito intrecciato con un’altra – apparentemente – sottotrama per dare una maggiore dinamicità all’opera ed evitare che rimanga impantanata nella categoria del cinema d’essai più subdolo.
Una buona sceneggiatura che diviene più intrigante col passare del tempo mediante una regia intelligente e una palpabile tensione claustrofobica fino ai titoli di coda, ben congegnata da un cineasta navigato e profondo conoscitore della settima arte qual è Soderbergh. E malgrado i limiti tecnici auto-imposti a causa della scelta di una tecnologia con una qualità inferiore rispetto ai mezzi cinematografici più convenzionali, la forma tiene gioco al contenuto, poiché tramite l’immagine un po’ sporca dello smartphone si ottiene un tocco più intimo, realistico e angosciante. Pertanto l’IPhone non è solo un mero strumento di pubblicità gratuita come si potrebbe inizialmente pensare, ma assume anche un importante ruolo nella messa in scena complessiva, e funziona.
Per tutte queste ragioni il thriller di Soderbergh merita assolutamente una visione, perché è giusto che le novità siano sostenute e incoraggiate, anche quando magari non raggiungono gli scopi prefissati. Ad avercene titoli così. È un film da pazzi.