Trappola in alto mare / Trappola sulle montagne rocciose | Recensione

Su Steven Seagal potremmo scrivere un manuale di come mandare a peripatetiche una carriera di successo, o meglio, di come sia difficile riadattare la propria vita di attore ai nuovi gusti del pubblico mainstream. Premessa necessaria poiché c’è stato un tempo, tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90, in cui il nostro eroe per un po’ sedette in cima all’olimpo delle star di Hollywood, in coincidenza con il periodo di gloria degli action-movie. Motivo per cui un maestro di Aikido come Seagal trovò il suo spazio, dapprima con il discreto successo dell’action-poliziesco Nico, di cui scrisse anche il soggetto insieme al regista Andrew Davis, e in seguito con Trappola in Alto Mare. Una pellicola d’azione old-school, il picco più alto della carriera di Steven Seagal.

TRAPPOLA IN ALTO MARE

La prima sceneggiatura originale si intitolava Dreadnought, ma in seguito ricevette così tante modifiche che in realtà non si sa quanto sia rimasto della prima versione a causa del protagonismo trasbordante di Seagal, impegnato a occupare tutti i ruoli della catena di produzione.

Trappola in alto mare è il classico action duro e puro tanto di moda in quegli anni, da un lato l’eroe cazzutissimo, dall’altra parte supercattivi bidimensionali. Cosa che a noi va bene così: corazzata+arti marziali+tette sono i giusti ingredienti per un action che vuol farsi rispettare. Inoltre l’ottima regia di Davis (che qualche anno dopo girerà Il Fuggitivo) ben amalgama tutti gli aspetti sopra elencati, enfatizzando al meglio il ruolo di Steven Seagal, tra colpi di aikido e padellate degne dello chef Tony. 

Nondimeno importante la presenza nel cast di alcuni caratteristi d’eccezione quali Gary Busey e Tommy Lee Jones nella parte dei villain, che nonostante siano limitati a un ruolo di macchietta riescono comunque a dargli una certa personalità non di poco.

Trappola in alto mare è stato un successo di box office, con un guadagno di circa 150 milioni di euro, a quei tempi soldoni, pertanto un sequel era a quel punto inevitabile, cosa che infatti avvenne qualche anno dopo, sebbene in circostanze più sfortunate. 

Piccola chicca: il successo di Trappola in Alto Mare ritardò i lavori di Die Hard III, dato che la storia di quest’ultimo era per molti aspetti simile al film di Seagal. 

TRAPPOLA SULLE MONTAGNE ROCCIOSE

Sequel inevitabile, ma con quale idea avrebbero fatto ritornare il tenente Casey Ryback? Facile, scopiazzando Trappola in alto mare. 

Sebbene le circostanze non siano andate proprio così, ciò non toglie che il risultato finale sia comunque qualcosa di molto vicino a una scopiazzatura. La prima sceneggiatura di Trappola sulle Montagne Rocciose è stata scritta dal regista Matt Reeves (Cloverfieled, Apes of Revolution) quando ancora era un giovane studente universitario: “all’epoca c’era una grande mercato dell’action e si riuscivano a vendere molte sceneggiature di quel tipo. E così scrissi quel film con l’idea di poter finanziare il mio primo lungometraggio. Purtroppo quando finì di scrivere la sceneggiatura il mercato dell’action era già tramontato”. Per fortuna di Reeves quella sceneggiatura venne comunque presa in carico dalla Warner Bros per adattarla alle sue necessità come sequel di Trappola in Alto Mare.

Come già scritto sopra, Trappola sulle Montagne Rocciose è tale e quale al suo predecessore, eccetto per la location, stavolta all’interno di un treno. I canoni dell’action rimangono identici, come un film d’azione qualsiasi, tagliati su misura di Seagal, che come al solito picchia tutti, ma proprio tutti, senza ricevere nemmeno un graffio.

Nel complesso rimane un titolo che intrattiene il suo pubblico di riferimento e affezionato al Seagal dei tempi d’oro. Non si può però altrettanto dire che all’epoca il titolo ricevette la stessa accoglienza del suo predecessore, dal momento che i gusti del pubblico generalista erano già cambiati. 

Dalla Padella alla Brace

Trappola in Alto Mare e Trappola sulle Montagne Rocciose restano a tutt’oggi i titoli più importanti della carriera di Steven Seagal. Dopodiché la sua discesa negli inferni dell’home video è stata inevitabile a causa delle sue scarse capacità attoriali circoscritte solo in quell’ambito lì, e dunque il declino della carriera è legato al tramonto del suo genere di riferimento.

Però dai, non si può voler male a una faccia così sorniona. Lo abbiamo amato nel bene e nel male, con quei coltelli da cucina e quelle sue frasi a effetto totalmente fuori luogo. Oltretutto la sua carriera è costellata da dichiarazioni dalla dubbia veridicità, che per un po’ hanno contribuito a creare un personaggio sopra le righe, finché il mondo non è cambiato e noi con esso, mentre adesso aspettiamo la sua prossima baggianata.