E alla fine Predator fu. Dopo il primo e leggendario capitolo diretto da John McTiernan nell’87 e una sfilza di sequel/spin off non proprio riusciti, stavolta ci siamo, o forse no. C’è una premessa necessaria: il primo Predator rimarrà inevitabilmente unico, poiché quella pellicola è figlia dei suoi tempi con tutto ciò che ne deriva, e provare a riutilizzare la stessa alchimia creerebbe un falso storico non di poco conto.
Tuttavia in The Predator non mancano certamente alcuni archetipi del genere col quale lo sceneggiatore/regista Shane Black ci ha costruito una carriera. La sceneggiatura per molti aspetti riprende un certo filo con i cari vecchi film d’azione di una volta, ove era presente una sana dose di ignoranza da manuale, e di cui lo stesso Shane Black contribuì a scrivere le regole, oltretutto ricordiamoci che lo stesso Shane Black appare nel cast del capostipite (ed è il primo a schiattare), e quindi qualcosa sulla saga di Predator la conosce, o almeno in teoria…
Rispetto al suo predecessore dell’87 Shane Black preferisce affrontare l’argomento con un altro approccio; se il Predator di John McTiernan era un action dal tono serioso, duro e macho, e con un’ironia sopra le righe, qui invece c’è una sana dose di black comedy che snatura e volontariamente si allontana da quelle atmosfere lì, se poi questo nuovo approccio piaccia o meno è un altro discorso.
Possiamo guardare The Predator come un blockbuster di serie B oppure com un action d’autore volutamente ignorante, scegliete voi qual è il modo più giusto per guardarlo. Ciònonostante possiede elementi che lo legano al passato, al classico, ma con elementi di contemporaneità non semplici da amalgamare in un titolo del genere, nato come maschio alpha.
The Predator è spiazzante e straniante, difatti è piuttosto bizzarro ascoltare una vagonata di futili dialoghi senza spessore di cui non ci frega nulla. Una scelta curiosa, e a dir la verità non esattamente riuscita. Per questo film Shane Black probabilmente aveva un’idea in testa, ma un conto è pensarla, altro discorso concretizzarla senza apparire ridicolo. A volte le idee funzionano e altre volte no. Anche i momenti più gore a volte appaiono buttati lì a caso senza un perché.
Le note dolenti più grosse riguardano alcune scene realizzate in modo piuttosto dozzinale e confuso. Tant’è vero che a volte non si riesce letteralmente nemmeno a capire cosa accade sulle schermo, ed è assurdo che qualcosa del genere si veda nel 2018. Anche sul piano della scrittura le criticità sono evidenti, la storia va avanti con delle madornali forzature che fanno apparire The Predator come un film girato da un dilettante allo sbaraglio, come se la sceneggiatura sia stata rimaneggiata più volte un po’ a caso da più mani e il regista abbia rinunciato a portare nel modo più dignitosamente possibile la sua creatura.
The Predator non è un film per tutti, anzi, a dirla tutta sfiora la baracconata. Ciononostante a Shane Black gli si vuole bene lo stesso e vogliamo essere clementi con lui. Il nostro possiede una sua idea di cinema e un suo background che proviene da un glorioso passato.
Però che cazzata eh.