Non c’è niente di più difficile di affrontare una recensione riguardo la nuova trilogia di Star Wars, odiata dai più ortodossi fan della saga di George Lucas. Del resto non hanno tutti i torti, e i motivi sono molteplici e di varia natura sia sul piano produttivo e sia sul piano registico-autoriale. Critiche che hanno avuto una cassa di risonanza mondiale dal momento che stiamo parlando della saga più famosa della storia del cinema e idolatrata da mezzo mondo al pari di una nuova religione.
Prima di parlare de L’Ascesa di Skywalker non possiamo far a meno di constatare che l’attesa della sua uscita nelle sale non ha ricevuto l’enfasi dei capitoli precedenti, né tanto meno ha ottenuto l’appellativo di evento dell’anno, una constatazione che fino a qualche anno fa avremmo definito una blasfemia. Come siamo giunti a questo punto?
Il Risveglio della Forza, diretto da J.J. Abrams, riprese in parte le orme di Una Nuova Speranza, se non addirittura scopiazzandolo nella struttura narrativa. Non senza cognizione di causa, ma probabilmente per un maldestro tentativo da parte della Disney di raccattare quel pubblico di giovanissimi che conoscono Star Wars solo per sentito dire, un pubblico ritenuto fondamentale dal momento che in questo decennio ha regalato alla casa di Topolino incassi record grazie ai supereroi della Marvel. Operazione che a quanto pare non ebbe il successo sperato, tant’è che la Disney per ricorrere a suo modo ai ripari ingaggiò per il successivo episodio, Gli Ultimi Jedi, un cineasta audace qual è Rian Johnson. Forse fin troppo audace, giacché il film di Johnson era tarato per fare tabula rasa del passato e andare oltre. Buone idee accompagnate da alcune scelte discutibili e momenti registicamente non proprio esaltanti. Gli Ultimi Jedi venne stroncato dai fan di tutto il mondo (non sempre a ragione) ed ebbe la conseguenza da parte della Disney di tornare a una visione più adatta al suo specifico pubblico di riferimento.
E finalmente arriviamo a Star Wars 9 – L’Ascesa di Skywalker, che a dispetto delle basse aspettative, è un bel film, ma gioca facile. Lineare, rassicurante, nostalgico, non prende rischi, mai. Anzi, Abrams fa di più, cancella il ricordo de Gli Ultimi Jedi in maniera brutale e ci coccola con il tipico fan service già collaudato ne Il Risveglio della Forza.
L’Ascesa di Skywalker è tutto quello che vorremmo vedere in un film di Star Wars alla vecchia maniera: molta avventura e tanta azione. Possiede dei tempi e un ritmo mediamente serrati, si passa da una scena all’altra molto velocemente senza nessun fastidio di sorta. E’ un film superficiale come lo era la prima trilogia, tanto che i momenti introspettivi si mostrano esplicitamente appiccicati con la forza (quella di Hollywood e non del Maestro Yoda).
Divertente quanto basta, inseguimenti ben realizzati, comicità riportata ai livelli moderati della trilogia di Lucas, e infine non mancano i momenti emozionanti grazie all’aiuto del fan service. Ma ci sta, Star Wars doveva concludersi con un riappacificamento con i propri fan, tutti. Anche perché molto probabilmente questo episodio conclude non solo un’intera saga iniziata nel ’77 (per la precisione già chiusa con il capitolo VI e riaperta da Disney per questioni commerciali), ma L’Ascesa di Skywalker rappresenta anche la fine di un marchio legato a una generazione, ed è naturale prevedere che questa saga per sopravvivere in una galassia lontana lontana dovrà adattarsi ai nuovi gusti di chi è cresciuto con Harry Potter e i cinecomics di casa Marvel. E noi continueremo a vederlo felici e irritati, come quando al parco gli anziani cibano i piccioni prima di farsi ca**re in testa.