Se fai il regista e sei chiamato a dirigere un nuovo episodio di Star Wars non è facile convivere sotto il peso di una santa inquisizione dietro l’angolo, per il semplice motivo che Star Wars non è un film qualsiasi o una semplice trilogia, ma qualcosa col tempo divenuta una sorta di religione per centinaia di milioni di persone nel mondo. Un marchio con alle spalle un merchandising con cifre da capogiro. Ragione per cui la Disney ne ha acquisito i diritti per tentare il colpaccio del secolo. Sottolineiamo che stiamo parlando di un giro d’affari di miliardi di dollari.
Sbrigate le pratiche burocratiche per l’acquisizione dei diritti d’autore, la produzione del settimo capitolo della nuova trilogia è stata affidata a J.J. Abrams con Il Risveglio della Forza, un nuovo episodio dichiaratamente improntato a far ripartire la saga, allo scopo preciso di far conoscere alle nuove generazioni l’universo di Star Wars, difatti è palese come il VII capitolo sia una riproposizione, se non una scopiazzatura, del primo Guerre Stellari del ’77. Quando si dice giocare facile.
Con i suoi pro e i suoi contro (molti) è ripartito il treno della saga degli Jedi, inoltre la Disney ha previsto la realizzazione di alcuni spin off, uno di questi è già uscito nel 2016: Star Wars: Rogue One, per gli amici Rogue One. Diretto da Gareth Edwards.
Rogue One non segue il nuovo corso e si tiene distante dello spirito della casa di Topolino più di quanto si immagini. In altri termini: Non ci sono personaggi pucciosi o le solite gag per smorzare i toni.
Il film diretto da Gareth Edwards è uno spin-off atipico, più adulto rispetto al capitolo di Abrams, possiede un’epica guerrafondaia d’altri tempi, per certi aspetti vicina allo spirito di quel filone legato alla cinematografia dura e cruda del Vietnam. Un capitolo di SW con aspetti introspettivi, nel quale gli eroi mostrano le loro debolezze e la guerra viene mostrata per ciò che è, in cui non ci sono vintori, ma solo vinti. Sì, ci sono i buoni, ma nessuno è portatore di una verità assoluta.
Tecnicamente la seconda parte è sbalorditiva sia per la qualità tecnica e sia perché appare come un blockbuster lontano da certi canoni per film per famiglie e drammatico come se fosse un film sul Viet-fottuto-Nam. Le tragedie sono uguali agli altri capitoli della saga, ma all’interno di un contesto più serioso.
Le pedine in campo si mostrano nella loro umanità, non ci sono Jedi, non ci sono supereroi, ma solo uomini pronti a sacrificarsi per un ideale, giusto o sbagliato che sia, tentati da iniziative dalla dubbia morale.
Rogue One è il fratello adulto de Il Risveglio della Forza, con dei momenti di drammaticità che difficilmente troverete in un altro film della Disney/Marvel. Edwards ci offre un film di guerra vecchio stampo, meno patinato e più realistico a dispetto del nuovo corso Disney, con un finale che fa letteralmente il botto e destinato a essere ricordato ai posteri.
Siamo di fronte a l’unico capitolo di questa saga che finora tiene testa alla prima trilogia, e scusate se è poco. Non sappiamo se la Disney riproporrà un altro Star Wars del genere, forse no, forse gli è sfuggito di mano il progetto, ma resta il fatto che questo Rogue One ha fatto contenti il fandom di vecchia data.