Pensavo di aver sbagliato console. C’è stato un periodo in cui avrei scambiato volentieri la mia Playstation con un Sega Saturn dato che il suo parco giochi era decisamente più allettante con titoli come Virtua Fighter II, Sega Rally e Daytona Usa. Poi però cambia tutto: arriva Resident Evil (RESIDENT EVIL). Un gioco appena arrivato sugli scaffali sconosciuto ai più, preso per puro caso in un negozietto di fiducia come ripiego per non aver trovato Twisted Metal, è stata una fortuna. È inutile aggiungere altro: Resident Evil rappresenta uno spartiacque e il deus ex machina del dominio Sony sui rivali.
Adesso non ho idea quante pellicole a tema Resident Evil abbia realizzato Paul W.S. Anderson, però è certo che siano tutte delle cagate pazzesche dal primo fino all’ultimo, ragione per cui quando ho visto il trailer di questo nuovo Resident Evil: Welcome to Raccoon City ero già contento dal cambio di prospettiva per un reboot più vicino alla sua controparte videoludica. Nonché mi aspettassi chissà quale pietra miliare della cinematografia contemporanea, ma questo Resident Evil preso nel verso giusto fa la sua porca figura. I motivi sono molteplici e indubbiamente partono col piede giusto grazie a una messa in scena creepy di Raccoon City, semplicemente perfetta nel ricostruire fedelmente le atmosfere pop-horror playstationare. Non a caso si ha l’impressione che il regista Johannes Roberts abbia masterizzato una copia del gioco prima di iniziare le riprese, difatti Welcome to Raccoon City è la sagra del copia-incolla dei primi due capitoli della serie targata Capcom, e non per manifesta mancanza di originalità (forse anche sì), ma proprio come mission per conquistare un popolo di videogiocatori cross-gen.
Resident Evil WRC è un lungometraggio che richiede una certa flessibilità mentale per essere in parte apprezzato, d’altro canto basse pretese e tanto fan service sono il suo punto di forza, oltretutto possiede qualche guizzo niente male virato action, un non plus ultra per un tie-in low budget prettamente horror. E malgrado questa nuova ripartenza della saga sia afflitta da un certo grado di bruttezza dozzinale sul piano dell’effettistica, dal make up alla computer grafica dei poveri, nel complesso non infastidisce, ma anzi involontariamente offre un assist a quella patina b-movie a cui si aggrappano tutte le sue speranze di essere ricordato ai posteri. Una percezione rafforzata da un cast piuttosto anonimo e un po’ di ironia sopra le righe.
Se amate la saga videoludica non avrete difficoltà ad apprezzare questo reboot (o forse lo odierete a morte per lesa maestà), invece se per qualche oscuro motivo non avete mai giocato a Resident Evil allora lo apprezzerete ancor di più come scusa per una serata pop-corn all’insegna della sana e genuina ignoranza.