Macchine Mortali | Recensione

Migliaia di anni dopo la fine della civiltà così come la conosciamo a causa di una terza guerra mondiale, denominata guerra dei 60 minuti, il mondo non è più lo stesso a causa delle radiazioni, adesso l’umanità vive su enormi città-Stato costruite sopra degli enormi cingolati che vagano sulle terre desolate del globo a caccia di altre città-macchine allo scopo di depredarle, analogamente ai predatori della savana in cerca di selvaggina. Questo è il plot di Macchine Mortali, trasposizione cinematografica del romanzo omonimo scritto da Philip Reeve. Prodotto, scritto e diretto da Peter Jackson.

Nonostante la regia sia di un certo Christian Rivers, storyboarder, esperto in effetti speciali, e braccio destro di Jackson sul piano tecnico, tutte gli indizi portano ad avere il forte sospetto che Macchine Mortali sia stato diretto (o perlomeno fortemente influenzato) dalla regia del cineasta della trilogia dell’anello. Una supposizione dovuta dal fatto che Macchine Mortali appare a tutti gli effetti come un film jacksoniano 100% dall’inizio alla fine. Difatti jacksoniano è lo stile: pomposo in tutti i suoi aspetti, dalla computer grafica alla messa in scena generale, perfino a una sonorità  dal tagli epico presente nelle due trilogie de Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit. Ufficialmente Peter Jackson compare nei titoli di coda come regista di seconda unità, ma è impossibile non pensare a un suo coinvolgimento all’intero progetto.

Andiamo al sodo: Macchine Mortali è uno sci-fi fantasy che si lascia volentieri guardare grazie a quelle peculiarità tipiche del cinema jacksoniano, tuttavia possiede una lunga serie di criticità che alla fine della giostra fa sì che non si riesca a finirlo senza qualche difficoltà. Non emoziona, Macchine Mortali è come un auto con la guida automatica senza guizzo, naviga tutto il tempo su acque sicure senza rischiare nulla, non possiede un guizzo che possa elevato a qualcosa di più di un semplice blockbuster. Una sceneggiatura didascalica con un finale citofonato fin dai primi istanti non aiutano alla causa. Purtroppo Macchine Mortali è la classica occasione sprecata, ed è un peccato se pensiamo che il progetto è costato oltre i cento milioni di euro (100-milioni-di-euro). 

Una bella idea ma realizzata con poco coraggio è tutto ciò che ci resta dell’ultima opera di Peter Jackson (ops, volevo dire Rivers). Macchine Mortali non è certamente un film da buttare nello scarico, però che palle dai.

Va beh, sarà per la prossima Peter.