Logan | Recensione

Non sono un appassionato di cinecomic, leggevo Dylan Dog, a cui però mancano quei superpoteri tanto in voga oggi e del quale sono allergico. Probabilmente sono gli stessi motivi che orientano le mie simpatie verso il Batman di Nolan.
Non so dirvi precisamente perché non li apprezzi, sarà perché non mi piace questa dicotomia ben marcata tra il bene e il male tipica dei classici del fumetto, o forse semplicemente perché sto invecchiando male. Non lo so. 
Tra l’altro mi annoiano quei discorsi tra appassionati di cinecomic, pronti a criticare qualsiasi deviazione cinematografica dallo storytelling ufficiale. Ma va beh lasciamo perdere, non è il mio campo.
Logan recensione
Ma in questa marea di titoli mediocri c’è spazio per qualche titolo indubbiamente più meritevole di altri, e ne abbiamo avuto alcuni esempi con I Guardiani della Galassia Vol.1, oppure con il sarcastico Deadpool, e infine come non citare Logan.
Cinematograficamente parlando la saga di Logan nasce nella seconda metà degli anni ’90 all’ interno del primo X-Men, considerato dai più il più cinecomic contemporaneo, poi seguito a ruota da altri due sequel.
I primi X-Men avevano dalla loro una storia interessante da raccontare e una denuncia sociale come sottotesto. Un buon compromesso tra il fumetto e il cinema.
In tale universo il Wolverine di Hugh Jackman ha giustamente preso il suo spazio nell’immaginario collettivo con carisma e palle d’acciaio, tanto da ricevere nel corso degli anni due spin-off dedicati alle sue origini, nel 2009 con X-Men le origini – Wolverine, e quattro anni dopo con Wolverine l’Immortale. Dopodiché le strade di Hugh Jackman e Wolverine sembravano definitivamente essersi separate, finché però non si decise di offrirgli un degno finale per omaggiare questa perfetta simbiosi tra l’interprete e il suo personaggio. 
E arriviamo a Logan – The Wolverine, diretto e co-scritto da James Mangold, lo stesso cineasta dietro la regia di Wolverine l’immortale.
A differenza di tutti gli altri cinecomic, Logan è un’opera più adulta, tetra e violenta, con un finale che non lascia spazio a speculazioni narrative, come solitamente avviene nell’universo Marvel, anche se è bene sottolineare come nonostante tutto Logan non rientri nemmeno in senso stretto nella categoria dei cinecomic, poiché possiede dei connotati che lo allontanano dai canoni del genere.
Logan è pensato come un western, brulica di violenza nelle strade, non a caso è ambientato in luoghi di confine, dall’arido deserto messicano fino alle montagne dei confini settentrionali con il Canada. Ma la vera sorpresa di quest’opera è proprio Logan, un personaggio intenso, ma allo stesso tempo spento e deluso da un mondo che ha voltato le spalle al buon senso.
Una realtà deprimente con il quale a Wolverine non resta altro che di tentare di salvare il possibile di quel che è rimasto del Prof. Xavier, ormai ridotto a un’ombra di sé stesso. Per il resto prevale in Logan l’assoluta l’indifferenza di un mondo ove ha vinto la politica della xenofobia, e del quale in sostanza non gliene frega più nulla di tutto ciò che succede. Pertanto,a differenza degli altri supereroi, in lui non c’è nessun tentativo di salvare il mondo. 
Logan recensione
Logan è un’opera più intima, cinica e allo stesso tempo spirituale. E possiamo continuare con gli aggettivi: coinvolgente, bello e disperato. Hugh Jackman offre indubbiamente una delle sue migliori interpretazioni della carriera per omaggiare con l’ultimo saluto un personaggio che gli ha regalato nel corso degli anni fama e gloria, e se un giorno tenteranno nuovamente di riprendere al cinema la serie di Wolverine dovranno certamente fare i conti con il passato, consci che sarà quasi impossibile riproporre la stessa perfetta simbiosi tra Jackman e Logan/Wolverine. 
Applausi.