Senti “home invasion” e tornano in mente La Notte dei Morti Viventi, La Casa, Tredicesimo Distretto, e tanti altri titoli che spaziano dall’horror al thriller, anche se certamente il merito spetta a George Romero per aver dato il maggior slancio a questa sottocategoria sul versante horror. Sulla scia tracciata dagli illustri precedenti troviamo il recente e semi-sconosciuto It Comes at Night, film del 2017 e girato da un altrettanto sconosciuto regista texano di nome Trey Edward Shults, al suo secondo lungometraggio, anche in veste di sceneggiatore. Complimenti per un ragazzo nato nel 1988, ma andiamo avanti.
Per questa sua opera Shults utilizza il classico modello narrativo dell’home invasion, in tal caso con una famiglia rifugiatasi all’interno di una casa isolata tra i boschi per far fronte a un’apocalisse avvenuta per una non ben specificata epidemia che ha flagellato l’umanità. Uno scenario che rende potenzialmente pericoloso qualsiasi contatto con gli altri pochi sopravvissuti, siano essi sani o infetti, e sappiamo bene come circostanze al limite portano gli individui a gesti altrettanto estremi.
It Comes at Night è un’opera che pone il focus sull’aspetto introspettivo, nel preciso momento in cui gli individui si trovano costretti a convivere con qualcosa di letale e fuori dalla loro portata, ponendo l’accento, anche in modo cruento, in cosa sia capace un qualsiasi onesto cittadino di fronte a determinate circostanze, nel quale la diffidenza nel confronti del prossimo (di carpenteriana memoria) diviene mostruosamente l’unico appiglio di speranza per non schiattare prima della pensione sociale. L’opera di Shults ruota attorno a quest’aspetto di esperimento psicologico fino all’arrivo nel girone infernale della paranoia, aggiungendo oltretutto quel tocco à la The Blair Witch Project, con quell’aurea un po’ esoterica e asciutta.
Fin dai primi minuti il giovane cineasta di Houston palesa la sua competenza dietro la macchina da presa, giacché la regia è indubbiamente l’aspetto migliore per questa produzione dallo spirito indipendente, mediante inquadrature fluide che derivano da una certa sicurezza dell’uso dei movimenti di macchina, e con un montaggio leggermente sopra la media per un prodotto low budget. Non di meno c’è anche un’ottima fotografia, che aiuta di molto la resa complessiva. Sono degli aspetti tecnici che di fatto proferiscono sul piano della tensione un’opera che non delude le aspettative, malgrado It Comes at Night non sia un titolo che offra moltissimo allo spettatore: Pochi spiegoni, e va bene così, ma è anche “povero” di forma, e dal contenuto limitato a dispetto delle attese iniziali, senza attingere a qualcos’altro di più ambizioso. D’altro canto bisogna ammettere che quel possiede lo mostra con molta umiltà in modo ragguardevole sul piano visivo e lodevole negli intenti. Pertanto non resta altro di consigliarlo a chi fosse interessato a esplorare cosa ci sia oltre la collina del mainstream di Hollywood.