Interstellar | Recensione

Intestellar recensione
Intestellar recensione
Un bel film visto al cinema mi cambia l’umore in meglio, mi fa sentire una persona migliore, ma non mi era mai accaduto che la mia percezione della realtà venisse alterata da un cambio di prospettiva. Ed è proprio ciò che mi è successo dopo aver visto Interstellar, probabilmente una delle più ambiziose opere di Christopher Nolan.
Poiché diffido di chi non prende una posizione precisa, per onestà lo dico chiaramente: a me Interstellar è piaciuto un botto. Poiché al netto di alcuni suoi dialoghi totalmente inverosimili, rimane comunque un’opera visivamente senza precedenti e suggestiva come poche altre.
Intestellar recensione
Sebbene Interstellar si presenti come un classico sci-fi, sotto questa patina c’è una storia più intima qual è il rapporto tra un padre e una figlia, anche se a dir la verità non si possa definire l’aspetto più riuscito del film, a causa del fatto che Nolan è a ragion veduta considerato uno dei cineasti più apatici sulla piazza, ma stavolta poco importa, poiché in Interstellar c’è anche dell’altro: il viaggio interstellare, l’avventura, la scienza applicata alla settima arte. D’altronde il cinema non è solo un veicolo per raccontare storie, ma è anche un luogo in cui far sprofondare l’anima attraverso le immagini, e in tal senso Intestellar è un’orgia di suggestioni. 
Nonostante la sceneggiatura sia stata scritta da entrambi i fratelli Nolan, purtroppo funziona solo in parte, a causa di alcune uscite infelici, come ad esempio il monologo sull’amore della dott.ssa Brand (Anne Hatheway), oppure il pippone borghese-progressista di Matthew McConaughey, inoltre come non citare quegli inutili e immancabili spiegoni tanto amati dal cineasta inglese. Infine c’è quel famoso finale lì, che rappresenta il contributo più intimo e autoriale di Nolan alla sua opera, non proprio ideato/scritto benissimo, con uno spiegone fuorviante e cringe.
Intestellar recensione
Ciononostante sono aspetti del quale possiamo chiudere un occhio dal momento che Interstellar rimane un’opera assolutamente straordinaria sul piano visivo: mai visto un Saturno così, né un buco nero fino a oggi considerato come la rappresentazione artistica più vicina alla realtà (merito della collaborazione del fisico teorico Kip Thorne, uno dei massimi esperti al mondo di relatività generale).
Sul piano strettamente tecnico Christopher Nolan ha prestato molta attenzione alla cura dei dettagli, senza un uso spasmodico della camputer grafica, come nella realizzazione della navicella spaziale o i due droni-bancomat. Scelte che alla fine della giostra premiano Interstellar con una notevole messa in scena da standing ovation, accompagnata dalla bellissima soundtrack di Hans Zimmer. 
Il cineasta inglese è rinomato per spaccare il pubblico a metà, senza mezze misure, e con questo titolo non fa eccezioni tra chi lo considera una nuova grande opera contemporanea e chi lo detesta per partito preso. Personalmente ritengo Interstellar non esente da alcuni difetti stucchevoli, ma non tanto da inficiare nella resa complessiva, d’altronde è innegabile non notare come ci siano tutti gli ingredienti per apprezzarlo dai veri (e dico veri) appassionati di fantascienza.