Giustizia a tutti i costi | Recensione

Giustizia a tutti i costi

In Giustizia a tutti i costi c’è una scena in cui Steven Seagal (Gino) irrompe dentro un club dove abitualmente i maschietti del quartiere sollazzano le loro giornate. Gino è piuttosto su di giri per l’uccisione a sangue freddo del collega e amico, motivo per cui non ci vorrà molto tempo affinché la situazione degeneri in una rissa tutti contro uno, ma l’apice giunge nel momento del duello a colpi di stecche da biliardo alla velocità della luce. Una sequenza così folle e surreale da poter affermare che sia la più bella scena di Steven Seagal della sua carriera.

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Una variante della carambola

Giustizia a tutti i costi (Out for Justice) è la summa dello Steven Seagal-pensiero, un luogo dello spirito dove l’action poliziesco trova rifugio nel moralismo più becero di Aikido-Man (basta con droga! Scegli la vita o ti purgo con una stecca!). Però il punto è che stavolta il film funziona, perché Seagal dopo le prime esperienze maturate sul campo ha limato per bene le sue doti migliori, ma soprattutto è grazie alla regia di John Flynn se Out for Justice marcia per il verso giusto. Difatti Flynn è un professionista che sa il fatto suo dopo Sorvegliato Speciale, e non è un semplice prestanome al solo scopo di eseguire il compito in classe. A suo aiuto vi è uno script in cui i fatti sono circoscritti nell’arco temporale di una giornata, e ciò favorisce nell’apportare alla pellicola un ritmo costante e di arginare i tempi morti, nonostante quest’ultimi siano ritenuti indispensabili da uno come Seagal sempre pronto a lanciare le sue filippiche sulle virtù dell’uomo giusto, e poco importa se siano rivolte alla sua ex-moglie o all’amico mafioso, poiché il messaggio è chiaramente rivolto al di fuori dello schermo. Ma va bene così, dato che nell’insieme non inficiano eccessivamente sul ritmo dell’azione. 

Giustizia a tutti i costi
In realtà si amano

Uno degli aspetti migliori di Out for Justice è attinente alla presenza di un villain capace a tratti di rubare la scena al suo protagonista, grazie a quella faccia da schiaffi di William Forsythe nel ruolo di Richie Madano, il capo della banda di criminali del clan senza-cognizione-di-causa. Madano è la perfetta nemesi di Gino: pazzo, drogato, nichilista. Una presenza scenica in grado di equilibrare gli anteposti e demarcare la dicotomia tra il male e Steven Seagal. E malgrado si sappia fin dall’inizio come vada a finire a noi interessa vedere Aikido-Man mentre fa la qualsiasi, come ad esempio salvare un cucciolo di cane e poi prendere a calci il suo ex-padrone. Insomma cose così, che ti chiedi perché non sia ancora seduto alla Casa Bianca. 

Giustizia a tutti i costi

Per tutte queste ragioni Giustizia a tutti i costi rappresenta lo Steven Seagal all’ennesima potenza, con i suoi pro e i suoi contro. Quest’ultimi allietati dalla regia di Flynn, che fa quel che può per contenere Seagal ed evitare che il suo faccione non metta in ombra tutto il resto. E malgrado non si possa far a meno di un certo grado di auto-celebrazione da parte di Aikido-Man, è anche vero che senza quei momenti non sarebbe un action a là Steven Seagal nel senso più ampio del suo significato.