Dracula di Bram Stoker | Recensione


Sapete qual è il libro più letto di tutti i tempi? Ovviamente La Bibbia, ovvero uno dei racconti più sanguinari di tutti i tempi, un luogo dello spirito in cui devastazione e morte spadroneggiano come se non ci fosse un domani. Invece sapete chi c’è al secondo posto? Beh a quanto pare un altro horror: il Dracula dello scrittore irlandese Bram Stoker.a Ragione per cui non è un caso caso se la lista dei lungometraggi che prendono origine dai due testi sopracitati si sprecano, con alcuni di loro entrati nella storia del cinema con produzioni quali Ben Hur. Ma qui però ci interessa Dracula, in passato conosciuto ai più grazie all’interpretazione di un grande Bela Lugosi, senza dimenticare anche il Nosferatu di Murnau.

Oggigiorno non è facile realizzare un’altra ennesima trasposizione cinematografica di Dracula, sia a causa di un doveroso paragone con il passato, sia perché nel tempo l’abbiamo visto in tutte le salse, dall’horror fino all’intraprendente fantasy/action di Dracula Untold.
Una delle pellicole più interessanti a tema è probabilmente la versione realizzata da Francis Ford Coppola, intitolata Dracula di Bram Stoker. Si dice che all’inizio Coppola volesse chiamarlo semplicemente D, ma alla fine optò per un titolo più tradizionale. E pazienza, amen.

Il Dracula di Coppola segue fedelmente il romanzo di Bram Stoker, prendendo giusto solo qualche licenza poetica qui e lì, ma comunque senza modificarne la sostanza. È un film horror, tetro, macabro, come si giusto che sia. Ciò che sicuramente invece lo rendo unico è la sua cifra stilistica virata al camp, ma così tanto che è diventato il motivo principale per cui ci si ricorda di questo Dracula. 
Kitch è l’outfit del Conte Vlad; kitch è il castello in transilvania; kitch è la Londra vittoriana, kitch è la recitazione di Anthony Hopkins. L’effetto finale è straniante ma allo stesso tempo suggestivo, qualcosa che rende questo Dracula un film senza tempo. Barocchismo ovunque.
Ma chi si ricorda mai dei costumi pacchiani al cinema? Beh in questo caso è difficile non notarli, una peculiarità tanto estroversa e quanto a tratti inutile, o almeno apparentemente.


Nel cast spicca la bellissima interpretazione di Gary Oldman nei panni del Conte Vlad, sia in versione pappone e sia da baronetto inglese. Non male anche il Van Helsing di Anthony Hopkins, nonostante sia abbia tenuto per il tutto il tempo il tasto in overacting. Al contrario vediamo un sottotono Keanu Reeves,  perennemente sottotono in tutta la sua carriera.

Tra le donzelle di Dracula c’è spazio anche per la nostra Monica Bellucci vietata ai minori di 18 anni, e non manca neppure Wynona Ryder nei panni di Wynina Ryder.


Il Dracula di Francis Ford Coppola è una pellicola che nonostante tutto regge il lassare del tempo, in particolare grazie alla scelta di una cifra stilistica bizzarra sì, ma anche suggestiva, tanto che è diventato il suo marchio di fabbrica, il motivo principale per cui ci si ricorda di questo film, e poi oltretutto resta una pellicola equilibrata e divertente al punto giusto. Adesso datemi qualcos’altro però.