Conosciamo tutti l’universo Marvel, che per chi non lo sapesse è quella roba lì che ha conquistato il mondo senza il Risiko di carri armati, fake news e propaganda martellante. La fase 3 dell’Mcu è già finita da un pezzo tramite un capitolo finale con il botto, nel bene e nel male, mentre la fase 4 stenta a decollare a causa dell’uscita di titoli alquanto insulsi, più di prima, peggio di prima, serie TV comprese; ma stavolta con il Doctor Strange e il Multiverso della Follia il duo Disney-Marvel ha deciso di esplorare altri confini della propria visione dei cinecomic, mettendo da parte, o almeno per questa volta, quella catena di montaggio che l’ha resa celebre per aver realizzato una produzione di massa oltremodo standardizzata senza infamia e senza lode e accusata da molti di aver letteralmente seppellito qualsivoglia autorialità alla settima arte. Il sequel del Doctor Strange cerca di rimediare a queste critiche chiamando in causa nientepopodimeno che Sam Raimi, uno dei registi cult più talentuosi degli ultimi decenni e in odore di santità grazie a titoli quali La Casa e Drag Me to Hell, inoltre con il merito di aver portato i cinecomic su un altro livello grazie alla prima trilogia di Spider-Man, una saga che per molti aspetti rappresenta il manuale da cui la Marvel ha attinto in termini di messa in scena sul piano contenutistico ed estetico delle sue produzioni.
Doctor Strange e il Multiverso della Follia è decisamente un blockbuster à la Sam Raimi, malgrado un plot piuttosto blando in linea con gli standard di casa Marvel, tuttavia un paio di colpi ben assestati del cineasta del Michigan fanno sì che questo sequel dia in dono all’Mcu quel non plus ultra di cui aveva finalmente bisogno mediante un mood a tinte horror e una ricercatezza autoriale sul piano tecnico che solo determinati registi possono garantire, difatti i momenti prettamente raimiani sono numerosi e sono quelli che lasciano più il segno tramite sequenze di movimenti di macchina firmati in calcestruzzo insieme ad un certo grado di autocitazionismo spinto.
La nuova avventura di Stephen Strange è un meraviglioso e divertente parco giochi in cui l’attrazione principale è indubbiamente La Casa Stregata, quel luogo in cui il divertimento passa da un giro di giostra horror cheap, precisamente il campo di gioco preferito da Sam Raimi ove si è costruito la sua fama di regista visionario; un bagaglio di talento che accompagna lo spettatore verso un’esperienza cinefila e non riduce il tutto a un problema di psicoanalisi del villain di turno. Una formula che fino a qualche anno fa sarebbe stata impossibile proporre dentro l’Mcu a causa di una precisa politica di marketing. Oggi forse le circostanze sono cambiate, c’è voglia di novità, e chissà da adesso in poi cosa succederà in casa Marvel dato che indietro non si può più tornare.
“La qualità”. Cit.