Non so se essere felice sul fatto che ho finalmente preso la decisione che non guarderò mai più un film della Marvel, oppure triste per la cocente delusione ricevuta dal nuovo capitolo di Deadpool.
Come metà del globo, anch’io, uomo dal cuore freddo, ho amato il primo Deadpool. Mi piaceva la sua comicità sopra le righe, il suo humour nero, il suo essere così dichiaratamente e orgogliosamente scanzonato rispetto agli altri cinecomics. Insomma Deadpool spaccava i culi.
Ma i troppi complimenti ricevuti con il successo del primo film devono aver fatto girare la testa a molti, in particolare proprio a Ryan Reynolds, che per il seguito del suo eroe in calzamaglia ha insistito affinché si andasse su una direzione ancora più marcatamente spinta sul lato comico. Una scelta che tra l’altro ha indotto il regista Tim Miller a lasciare il progetto, poiché assolutamente in disaccordo con Reynolds per divergenze artistiche.
Dopo queste vicissitudini di produzione adesso ci ritroviamo con Deadpool 2: Ovvero un cumulo di volgarità fine a sé stesse che qualche volta strappano un mezzo sorriso, con citazioni metacinematografiche a go-go assolutamente inutili e non richieste. Sì, possiede alcune belle idee, come quella del team X-Force, ma poco incisiva all’interno della trama, se non per creare qualche ulteriore gag comica e presentarci quella gnocca di Domino.
C’è un antefatto narrativo che occupa quasi tutta la prima parte del film, ma non si capisce bene il senso di una durata così lunga, se non per dare a Reynolds la pretesa di competere con la mediocre comicità di uno youtuber qualsiasi. Se in tutto ciò vi chiedete dov’è la trama, potete cercarla appiccicata sullo sfondo, ma non è granché.
In questo circo il film inizia a prendere una piega più seria quando compare per la prima volta in azione il non-villain Cable, interpretato dal sempre splendido Josh Brolin. E sarà il carisma di quest’ultimo personaggio a spingere in avanti la baracca fino all’ultima scena madre, una fine che però malauguratamente non coincide con i titoli di coda, ma continua con il proposito di esibire l’ultimo spettacolo del Reynolds Show. Il momento più imbarazzante di tutto il film.
Se valutiamo nel complesso Deadpool 2, a molti potrebbe dare l’impressione di trovarsi di fronte una specie di spettacolo da Stand Up Comedy in cui Reynolds sale al centro del palco e tenta di fare il comico “politicamente scorretto”. Ma una situazione del genere può funzionare appunto su un palco, e non certamente in un film della durata di due ore, che inoltre possiede pure la pretesa di definirsi un action, con delle scene d’azione viste e riviste più volte che non fanno più presa sul pubblico come una volta.
Sono stato troppo duro? Sì, ma non è una bocciatura per il film in sé, ma lo è in termini di aspettativa. Dopo il primo Deadpool mi attendevo qualcosa di più di un cinepanettone.