Dark Harvest | Recensione

Bei tempi quando esisteva il Martedì Horror di Italia1, o magari non sempre perché aprioristicamente tendiamo a ricordare il passato come una golden age, però ogni tanto una botta di nostalgia fa bene allo spirito, viceversa è un male se diventa strumento di boomerismo sul mondo e una clave contro i gggiovani di oggi signora mia. Comunque dicevamo: il martedì horror. Perché ve ne parlo? Perché mi sono imbattuto in Dark Harvest, che tanto mi ricorda quella programmazione serale lì.

Film diretto da David Slade, che per chi non lo sapesse è il tizio che ha girato quella bombetta simpatica di 30 Giorni di Buio, una meraviglia di horror old school dove vampiri e Josh Hartnett giocano a guardie e ladri in Alaska. In seguito il nostro ha diretto anche Bandersnatch, l’episodio interattivo di Black Mirror, che malaccio non è. Insomma, è un regista che sa un po’ il fatto suo, e credo che una visione autoriale di cinema ce l’abbia pure, non di spessore, ma da queste parti ci accontentiamo di poco, va bene lo stesso.

Va bene lo stessooooo

Dark Harvest è l’adattamento cinematografico di un romanzo uscito anni or sono, ed è tante belle cose: teen horror di formazione à la Stephen King; mezzo slasher e mezzo folk horror, con reminiscenze di The Purge – La notte del Giudizio. Sullo sfondo la provincia americana che tanto apprezziamo per mero esotismo. Ma di cosa parla? C’è un giorno, poco prima di Halloween, in cui tutti i teenager della classica e sperduta cittadina del midwest sono chiamati, o meglio, obbligati, a partecipare a un bizzarro e pericoloso rituale di caccia al mostro, nella fattispecie di Sawtooth Jack, un ominide con la testa di zucca che riappare dai campi di granturco lo stesso giorno di ogni anno, portatore di eventi nefasti. Colui che riesce nell’impresa ottiene 25 mila dollari e una Corvette rossa fiammeggiante per andare via lontano in cerca del sogno americano. Con un plot così un adattamento era d’obbligo. Ovviamente c’è di più, ma niente di mirabolante. Una storia semplice e un colpo di scena citofonato. Ma che fa bene quel che deve fare nei suoi novanta minuti circa, che tra l’altro dovrebbe essere la durata media di qualsiasi cosa che non abbia coercitivamente qualcosa da dire.

È un film di poche pretese ma frizzante, in particolare grazie a una messa in scena convincente e un paio di scene gore ben piazzate. Non scade mai nel trash o nel superfluo, e non gioca sporco con facili jump scare. Poi però finisce qui e non c’è tanto altro da dire. Un cast anonimo da b-movie, quindi ok, perfetti per dare un tono all’ambiente. Dark Harvest non aggiunge nulla a ciò di già visto nel panorama dell’horror, tuttavia resta un film onesto e coerente dall’inizio alla fine, e in qualche modo mantiene l’interesse nell’attesa della prossima vittima morta male fatta bene nell’ambito di un world building suggestivo e funzionale alla causa. Non rimarrà negli annali della storia del cinema, ma fosse per me di Dark Harvest ne vorrei uno al giorno.