“Un giorno, un giorno il mio sogno si avvererà? Una notte ti sveglierai e scoprirai che non è mai successo! Sì, ci hai girato intorno, non si è avverato e sei diventato vecchio. Non ha funzionato ma tanto tu non l’avresti mandato in porto comunque. Lo spingerai nel ricordo e poi lo rimuoverai sdraiato, sulla poltrona reclinabile, ipnotizzato dalla tv per il resto della vita. Quindi non venirmi a parlare di omicidio, ciò che volevi era solo un anticipo per una lussuosa Lincoln e quella ragazza che non hai il coraggio di chiamare.
Che cazzo ci fai ancora dentro un taxi? Dimmelo!”.
Quello sopracitato è il discorso di Vincent rivolto a Max all’interno del Taxi più pulito di Los Angeles. Due uomini agli antipodi: il cinico e nichilista Vincent (killer a pagamento), e Max, un umile rappresentante della working class americana, un contribuente aggrappato al sogno americano.
Collateral di Michael Mann è sì un action thriller/poliziesco (o forse nessuno dei due), ma è anche altro, bensì uno scontro tra due visioni del mondo inconciliabili tra loro, ma entrambe bisognose dell’altra per certi aspetti.
Non a caso i dialoghi sono probabilmente l’aspetto più riuscito e suggestivo di Collateral, un’area di lotta a suon di concetti altisonanti per marcare il proprio punto di vista sul mondo. Cosa può fare un tassista contro un sicario determinato e pronto a tutto? Come può uscire dalla propria comfort zone in cui ha rinchiuso tutte le sue poche certezze? Si dice che sia l’istinto di sopravvivenza a dare il coraggio di saltare dal proprio recintato,e difatti è proprio l’incontro con Vincent a dare a Max l’input per superare i suoi limiti.
Un action esistenzialista dunque, ma con moderazione, la filosofia spicciola è solo un optional e non il suo core business, e d’altronde una grande opera non ha certo bisogno di filosofeggiare per giocare con i “grandi”.
Collateral è stato anche il primo film digitale di Mann e il primo in assoluto dentro il sistema Hollywood, una scelta tanto felice che da allora il cinema ha seguito le sue orme. D’altronde è un’opera tecnicamente ineccepibile, scene action poche, ma buone. Nel complesso è la solita regia con il tocco magico di Mann. Il ritmo complessivo è alto, la tensione tra i due cresce costantemente fino allo scontro finale, come nelle migliori mitologie, a metà tra Blade Runner e un action caciarone.
Micheal Mann mostra anche in questo film la sua personale cura maniacale per ogni singolo dettaglio, estrapolando il massimo dal cast a disposizione. Collateral è indubbiamente uno di quelle opere che meritano almeno una visione assicurata, senza se e senza ma.