Cliffhanger | Recensione

Cliffhanger recensione

Cliffhanger è quel film divenuto celebre per una tizia che schiatta all’inizio del film, oppure per quella scena in cui Sly infilza un tale con una stalattite di ghiaccio. Momenti che oggi non smuoverebbero nemmeno un sopracciglio, tuttavia in quegli anni suscitavano dei dibattiti, giacché innalzavano l’asticella del “disturbante” in riferimento a un prodotto mainstream. Altri tempi, in cui Sylvester Stallone era appena uscito a pezzi da una combo di umiliazioni a causa di alcune sue sperimentazioni nel campo della commedia, ma risultate fallimentari sotto tutti gli aspetti.

Batoste che necessitavano di un’immediata risposta per il rilancio della carriera di Stallone, magari tramite un film più adatto alle misure dei suoi bicipiti. Occasione che gli cadde dal cielo con Cliffhanger, sebbene lui non fosse la prima scelta per quel ruolo, ma contattato in seconda battuta. 

Alla regia di Cliffhanger c’è il finlandese Renny Harlin (58 Minuti per Morire, Spy), all’epoca una giovane promessa di Hollywood, e poi sparito dal giro giusto a causa del colossale flop di Corsari. Ma al netto del suo triste destino, con Cliffhanger diede sfoggio delle sue capacità tecniche, anche in virtù di aver valorizzato uno Stallone ancora in forma e tra i più spendibili nel panorama action. Difatti la pellicola rappresenta il tipico film d’azione vecchia scuola: muscolare e semi-analfabeta, in cui l’eroe affronta delle sfide impossibili. Ciononostante si discosta un po’ dall’ambito di riferimento mediante un approccio orientato verso altri generi, più esotici in senso lato, con le montagne rocciose americane sullo sfondo. Anche se in realtà la maggior parte delle riprese furono effettuate nelle Dolomiti, poiché ritenute cinematograficamente più accattivanti.

Sul piano tecnico, dietro le quinte per la realizzazione delle scene più complesse e potenzialmente pericolose, vi è un imponente lavoro degli stuntman e di alcuni tra i più importanti scalatori di quel periodo, tra cui un certo Wolfgang Güllich, in qualità di controfigura di Stallone, poi scomparso prematuramente a causa di un incidente stradale.

Cliffhanger è un blockbuster che alla fine della giostra appaga tutte le aspettative. Intrattiene e diverte tramite delle spettacolari sequenze che contribuiscono a dare man forte alla presenza centrifuga del suo protagonista, che in tal caso si presta ad interpretare l’Indiana Jones dei palestrati con delle arrampicate che violano qualsiasi legge gravitazionale. 

Dall’alto dei suoi 300 milioni di dollari d’incasso ai botteghini, Cliffhanger rappresenta uno dei maggiori successi commerciali di Sly negli anni ’90. E col senno di poi possiamo considerarlo come uno degli ultimi sussulti dell’attore italo-americano prima del definitivo tramonto tra le divinità di Hollywood. C’est la vie.