The Chronicles of Riddick | Recensione

The Chronicles of Riddick recensione

The Chronicles of Riddick recensione

All’inizio fu Pitch Black, quel B-Movie low-budget divenuto subito un cult grazie soprattutto alla personalità e fisicità di Vin Diesel nei panni del fuorilegge Riddick. Pitch Black ricevette un discreto successo di critica e di botteghino, tanto che diede al regista David Twohy la possibilità di prendere carta e penna per scrivere e realizzare un sequel, ma stavolta con un budget a disposizione decisamente più corposo che ha concesso allo stesso Twohy di pensare più in grande, al costo però di snaturare l’universo immaginario attorno al suo carismatico protagonista. Da questi antefatti nasce The Chronicles of Riddick.

Il sequel di Pitch Black cambia le carte in tavola a dispetto del suo capostipite, da umile horror sci-fi diviene qualcos’altro di più ambizioso dal quale sorge una sovrastruttura fantasy in chiave sci-fi con mitologie, razze, esoterismo, ecc.. Una scelta ardita da parte di Twohy che così facendo sconfessa il suo predecessore senza una motivazione che sia convincente. Non a caso The Chronicles of Riddick raggiunge il suo picco nell’istante nel quale riduce la sua dimensione epica-fantasy per divenire un dichiarato b-prison-movie durante la parte centrale del film, una parentesi che a sua volta si scolla dal resto della narrazione per tuffarsi nel brodo primordiale dal quale ha avuto origine la sua genesi, tanto che se avesse proseguito su questa direzione avremmo visto il vero erede naturale di Pitch Black.

The Chronicles of Riddick recensione

Ciononostante, malgrado questa scollatura e una trama piuttosto lineare e sempliciotta, The Chronicles of Riddick ha comunque qualcosa dire. A partire da Riddick, unico vero elemento di proseguo con Pitch Black, un personaggio davvero unico nel panorama sci-fi/fantasy, poiché dal basso della sua tamarraggine buona per gare clandestine di auto customizzate (ehm..) di Vin Diesel si può dire di tutto eccetto che non abbia il carisma dei cari action-hero di una volta, e infatti mostra anche qui di essere un valore aggiunto. D’altronde la sua figura funziona giacché nell’universo di Riddick non c’è lo spiritualismo aulico degli Jedi di Star Wars, ma più prosaicamente il nostro dovrà vedersela contro dei fascio-futuristi, un male che si combatte con un male minore qual è Riddick, come sostiene in voice over una specie di Gandalf senza barba.

Il Villain è il leader dei Necromonger, una via di mezzo tra un Faraone e Benito Mussolini con il potere della trasmigrazione attraverso Satori (questa è per pochi), un guerriero tornato da un fantomatico Oltremondo per imporre all’intero universo una religione non ben specificata, ma a quanto pare legata al culto del nazionalsocialismo. L’estetica dei Necromonger trasuda virilità, influenzata dall’architettura neoclassica-razionalista degli anni ’30, lo si evince dai costumi fino al design della loro flotta aeronavale, chiara espressione di un “machismo” d’antan molto in voga durante le dittature del ‘900. Dettagli ricercati, ma che sul piano tecnico vanno a fasi altalenanti, come lo è tutto il resto del film, con una computer grafica a tratti imbarazzante. Chiara dimostrazione che in questi casi il budget non basta mai, in particolare quando le ambizioni superano le risorse a disposizione.

The Chronicles of Riddick recensione
Non è chi pensate che sia

The Chronicles of Riddick dispone di un Vin Diesel in gran forma e una regia che non lo perde mai di vista, coscientemente che l’intera baracca si regge sulle spalle dell’attore più tamarro delle ultime decadi. Inoltre dalla sua giocano a favore anche delle ambientazioni suggestive che in fin dei conti sono la linfa vitale per ogni sci-fi (e varianti) che si rispetti. D’altro canto il più grande difetto rimane il suo essere un sequel fondamentalmente sbagliato fin dalla fase progettuale, poiché non solo rompe quasi tutti i ponti con il suo illustre predecessore, Pitch Black, ma lascia spazio a un finale aperto, lasciando così l’amaro in bocca e la sensazione di aver visto un film incompleto. Un rischio non calcolato in caso di flop al botteghino, e anni dopo fonte di un terzo capitolo al quale è stato dato l’incarico di correggere il tiro per un ritorno alle origini. Follia.