Starship Troopers | Recensione

Prendiamo tre opere che in qualche modo hanno lasciato il segno nell’immaginario collettivo degli anni ’90: Robocop, Atto di Forza, Starship Troopers. Sono titoli che possiedono come minimo comune denominatore la regia di Paul Verhoeven. Ma oltre la stessa regia hanno ben altro in comune, qualcosa più importante da dire, poiché se c’è una una cosa in particolare che caratterizza le opere del regista olandese è la critica rivolta alla società contemporanea, mostrata ed esasperata mediante lo strumento della fantascienza. Una critica che col senno di poi è divenuta sempre più attuale. Un cinema tra l’altro impregnato da uno spiccato cinismo, che spesso trasborda involontariamente, o forse no, nell’humor nero.
 
Starship Troopers è tratto dal romanzo di fantascienza “Fanteria dello Spazio”, edito nel 1959 dalla mente dello scrittore Robert A. Heinlein, trasposizione cinematografica in cui è più chiaro il cinema-pensiero del cineasta olandese. 
Starship Troopers la più bella parodia mai realizzata contro il fascismo, oltretutto senza l’utilizzo di stacchi comici, da questa prospettiva Verhoeven intraprende la stessa direzione del Maestro John Carpenter con Essi Vivono. L’universo di Starship Troopers è costituito da una società alla continua ricerca del nemico in funzione di una forsennata legittimazione popolare, come d’altronde ci insegnano i libri di storia. Un futuro impregnato di cameratismo fino alla nausea, con giovani ariani post-globalizzazione in divise militari degne del sarto di Himmler; giovani dal grilletto facile. Verhoeven costruisce una messinscena da regime totalitarista volutamente esasperata fino a raggiungere la parodia di sé stessa.
Sul piano delle differenze con la sua controparte cartacea ci sono dei piccoli-grandi cambiamenti, difatti se nel libro di Heinlein gli insettoidi combattono con armi da fuoco invece in Starship Troopers la scelta è indirizzata verso il più truculento slasher, con gli arti degli insettoidi equivalenti a delle accette per la macellazione di giovani ariani; aggiungiamo per la gioia di molti.
Possiamo catalogare Starship Troopers dentro un’alchimia di genere fantapolitica-gore. Una sceneggiatura sottile e intelligente diretta da uno dei cineasti più outsider dei ’90s. Un cinema rimasto più unico che raro sul grande schermo, Starship Troopers è un manifesto di cosa sia stata l’altra faccia della medaglia della MTV Generation.