Ready Player One | Recensione


Se siamo tutti concordi di aver visto negli ultimi anni il ritorno in tutte le salse degli anni ’80 allora possiamo concordare sul fatto che l’ultimo lavoro di Steven Spielberg, Ready Player One sia l’apoteosi della reminescenza di quel decennio lì. Un film che tocca le corde della nostalgia a trecentosessanta gradi e che ci riporta alla memoria tutto il nostro passato: vecchi videogames; film cult; l’invasione degli anime jappo nei palinsesti delle tv locali. Come in passato anche in Ready Player One i protagonisti sono un gruppo di teenager alle prese con sfide ai confini della realtà più grandi di loro. Sfide che alla fine della giostra contribuiscono nel loro sviluppo personale verso il mondo degli adulti. D’altronde è stato lo stesso Spielberg ad aver creato quel cinema lì, ed è per questo motivo che possiamo considerare questo lavoro come un film autocelebrativo.

Ready Player One è tratto dal romanzo omonimo di Ernest Cline, scrittore e grande appassionato di cultura geek (in un documentario si vede guidare una DeLorean di Ritorno al Futuro, che naturalmente non poteva mancare anche qui). La pellicola, come il libro, è un mastodontico omaggio alla cultura nerd, tanto bistrattata in passato, tanto in voga oggi.

Nonostante l’operazione nostalgia, Ready Player One guarda soprattutto al presente, alle nuove generazioni, a chi è cresciuto a pane e Call of Duty, a coloro che permettono ai cinecomic di sbancare i botteghini, pertanto non è un film adatto proprio a tutti.

Perciò spazio per i giovanissimi, ma spazio anche ai millennals, visto che sono presenti tutte, ma proprio tutte, le icone nerd/geek degli anni ’80/’90. Un’esplosione di nostalgia e nerdismo all’ennesima potenza fino al gran mal di testa de menare sul finale. Invece per la quota boomer ci pensa lo stesso Spielberg, che dall’alto dei suoi anni mostra una certa insofferenza nella comprensione delle dinamiche dei giovani d’oggi, e difatti appena può ammonisce le nuove generazioni riguardo il loro rapporto con la tecnologia con un tono paternalistico un po’ stucchevole.

Ready Player One non è certamente un titolo dalle grandi ambizioni, e di questo lo ringraziamo, poiché altrimenti il giudizio complessivo sarebbe stato diverso, ma in sostanza possiede il pregio di mostrarci tutti gli orpelli con i quali siamo cresciuti con un vocabolario a noi familiare, e che ci ricorda soprattutto i tempi in cui Spielberg ci faceva sognare.