Predator | Recensione

Predator è indubbiamente uno dei fanta/action più iconici degli ultimi decenni, diretto da John McTiernan, regista successivamente salito alle cronache grazie a titoli quali Die HardCaccia a Ottobre Rosso e Il 13esimo Guerriero, anche se in realtà Predator rimane ancora oggi il suo progetto più succulento. 
Predator è ambientato nella Repubblica delle banane di Valverde, già citata in altri film dello stesso McTiernan, luogo prescelto per inviare una squadra di marines per una missione di salvataggio, ma in realtà un utile pretesto per offrire carne da maciullare a ET. 
Le riprese provengono da una foresta tropicale del Messico, per l’occasione addobbata di  finti rami e foglie allo scopo di apparire più selvaggia di una giungla del viet-fottuto-nam.
Come tutti i film di Mctiernan, Predator è il tipico action muscolare 80’s style, con la variante del villain extraterrestre come tocco sci-fi. La sceneggiatura è figlia di un’idea precisa di action di quei tempi, impregnata di machismo e battutacce da università della strada. Un continuo martellamento di invettive fino al raggiungimento dello scontro finale in stile Giochi senza Frontiere.
Spesso si dice che un cult per eelssere definito tale abbia bisogno di un villain cazzutissimo, fortuna vuole che il nostro abbia tutte le carte in regola per entrare nel mito, sia grazie a un aspetto da rastaman insettoide (su idea di James Cameron), abbinato a un outfit urban jungle, e soprattutto perché possiede un armamentario di tutto rispetto: invisibilità, vista termica, laser spacca-culi e autodistruzione. Infine impossibile dimenticare quella sua sana passione per il collezionismo di crani umani.
Per la cronaca le riprese in Messico sono state una specie di cammino di Compostela per tutta la troupe, a causa di un clima e una fauna ostile, tra insetti feroci e un clima tropicale non adatto per chi proviene da un luogo molto distante dall’equatore. Durante le riprese alcuni del cast dimagrirono a causa del rischio di ammalarsi con virus estinti in Europa secoli fa. 
Nei panni del protagonista troviamo l’insuperabile ex-governatore Arnold Schwarzenegger nei suoi anni d’oro, ed ex-Governatore della California, sebbene non sia l’unico ad aver intrapreso una carriera politica, difatti nel cast c’è anche l’ex-wrestler Jesse Ventura, eletto nel ’99 Governatore del Minnesota.
In questo grande circo c’è spazio per il defunto Sonny Landham, sotto osservazione speciale nel set a causa dei suoi burrascosi trascorsi con la giustizia.
Un’altra curiosità riguarda la partecipazione dello sceneggiatore Shane Black (Arma Letale, e regista/scrittore di The Predator), chiamato in causa come attore nella speranza di una sua partecipazione al miglioramento di una sceneggiatura considerata un po’ debole, cosa che però si rifiutò di fare, e difatti guardacaso Shane Black è il primo a schiattare. 
E infine, ciliegina sulla torta, pochi sono a conoscenza che nei primi giorni di riprese sul set vi era Jean Claude Van Damme, ingaggiato nei panni del Predator, ruolo probabilmente considerato marginale per un arrivista come lui, tanto che abbandonò il set poco dopo l’inizio delle riprese. Al suo posto c’è Kevin Peter Hall, un omaccione alto 220cm, che tra l’altro figura nell’ultima scena nei panni di elicotterista.
Predator è entrato nell’immaginario collettivo grazie a un’alchimia di ingredienti piuttosto riuscita, uno slasher travestito da action, motivo per cui i marines fanno la figura delle liceali di un qualsiasi slasher. Ma soprattutto deve il suo status di cult grazie a un villain capace di reggere il film da solo e con il supporto di Schwarzy, all’epoca in stato di grazia e capace di richiamare le masse ai botteghini con uno sguardo. Non possiamo di certo annoverare Predator tra i capolavori del cinema alto, tuttavia rimane uno dei cult  più iconici di sempre, non scalfito nemmeno dal trascorrere del tempo.