Outlaw King | Recensione

Se uno sconosciuto per strada iniziasse ad urlare: “LIBERTAAA’!!”, cosa vi verrebbe subito in mente? Tangentopoli? Fabrizio Corona? Non credo. Invece è più plausibile che vi rimbombino in testa il suono delle cornamuse scozzesi. Dopodiché farete mente locale e penserete a quel filmone di nome Braveheart, diretto ed interpretato dal Mel Gibson, nei panni del protagonista William Wallace, eroe di una delle più imponenti rivolte da parte del popolo scozzese contro gli occupanti di sua maestà Re di Inghilterra.

Braveheart rimane ancora oggi uno dei film “storici” più iconici di sempre, ed è stato anche uno dei più importanti successi di botteghino degli anni ’90. Per certi aspetti ha cambiato pure il modo di mostrare le scene di battaglia a cielo aperto, usando un approccio più realistico, più violento e spettacolare rispetto a ciò che si era visto fino ad allora, e del quale gliene saremo grati per sempre per averlo insegnato ai bamboccioni delle generazioni successive. Se oggi godete durante una battaglia de Il Trono di Spade dovete ringraziare Mel Gibson, prendete nota.

Il film chiudeva con Wallace tradito dai suoi alleati, dapprima dalla famiglia di Robert Bruce, favorito alla corona di Scozia, infine sconfitto in battaglia e decapitato dagli inglesi, con smembramento del suo corpo a far da cornice in tutti gli angoli d’Inghilterra. 

Diciamo che storicamente gli eventi non andarono proprio esattamente così, ma va bene lo stesso, per il cinema questo è altro, ci siamo abituati.

Da queste vicende riparte la storia di Outlaw King, un film aggiunto di recente sulla piattaforma streaming più famosa del mondo. Ma Outlaw King a dispetto di Braveheart cerca di mantenere intatta la realtà storica degli avvenimenti accaduti. E ciò è sempre un bene, a patto pero che eviti di annoiare la gente come avviene mediamente durante l’ora di storia a scuola. 

Peccato che è proprio questo il problema principale di Outlaw King: annoia. Il film nel complesso non è pessimo, però manca proprio di quel pathos fondamentale per un film storico di successo, e che contemporaneamente aiuta a mantenere alta l’attenzione dello spettatore medio.

Approssimativo in quasi tutti i suoi aspetti, manca anche di una recitazione convincente. E persino le gran battaglia finale appare come una brutta copia di una schermaglia qualsiasi de Il trono di Spade. “Mai una gioia” è il motto di Outlaw King. Altra nota stonata è la scelta dell’interprete principale, perché dà l’impressione che stia girando un altro film, quello sbagliato però. 

Il mio Robert Bruce è un altro

Preso a pillole questo Outlaw King ricorda una di quelle cazzine presenti nei documentari storici della famiglia Angela. E’ sarebbe anche perfetto per quello scopo, peccato per lui che non lo sia. 

Non c’è molto altro da aggiungere in realtà, se non parlando degli aspetti migliori del film: tra questi annoveriamo la messa in scena complessiva, che è stata tecnicamente ben realizzata e in più di qualche occasione offre qualche sussulto di gioia, ma solo per gli amanti del genere. Ed inoltre non dimentichiamo come già detto prima, che alla fine cerca di rimanere il più vicino possibile ai fatti reali, cosa non sempre scontata. Ma forse il momento migliore riguarda la prima scena, realizzata con un lungo piano sequenza di 10/15 minuti, assolutamente ben fatta.

Detto ciò non so se consigliarvelo. Forse sì, forse no. Probabilmente l’asticella si sposta verso il sì solo se avete già visto tutte le ultime novità aggiunte nel catalogo di Netflix in queste ultime settimane.