L’Armata delle Tenebre | Recensione

In ogni enciclopedia del cinema che si rispetti alla voce CULT andrebbe aggiunta per cause di forza maggiore un’immagine de L’Armata delle Tenebre. Ultimo episodio di una saga iniziata da un cortometraggio in 8mm (La Casa) da parte di un giovane e ancora sconosciuto Sam Raimi insieme al suo amico Bruce CampbellDal corto al lungo il passo è breve, in particolare se c’è qualcuno disposto a scommettere i suoi 50 cent su un progetto del genere. Pertanto ringraziamo a chi crebbe in quel progetto se oggi parliamo di uno degli splatter-horror più iconici di tutti i tempi. 

Prodotto nell’arco di un anno e mezzi di fortuna, La Casa arrivò nei cinema nel lontano 1981, ma a dispetto della sua fama non ebbe inizialmente chissà quale successo, solo col tempo venne rivalutato da molti come un perfetto manuale dell’horror a basso costo. 

A ogni modo, dopo il discreto successo de La Casa arrivò a gran voce il sequel (per altri è un reboot) nel quale fin dalle prime scene ci viene spiattellata un’atmosfera differente rispetto al predecessore, dato che l’aspetto comico, sopra le righe nel primo capitolo, qui diventa ancor più esplicito e orienta il film verso una specie di splatter-tr-ash con Bruce Campbell immerso nel ruolo di un professionista dello slapstick. Il finale aperto de La Casa 2 spiana la strada a L’Armata delle Tenebre.

A differenza dei primi due capitoli, entrambi con molte similitudini tra loro, ne L’armata delle Tenebre la saga cambia le carte in tavola e teletrasporta Ash direttamente nel profondo medioevo, insieme alla sua auto, il fucile e la motosega. È l’inizio della follia, poiché Ash, il medio-man a stelle strisce, rappresenta il perfetto anti-eroe, l’uomo sbagliato al posto sbagliato per far precipitare le circostanze dalla padella alla brace, responsabile del risveglio di un esercito di non-morti guidato dalla sua nemesi.

L’umorismo presente nei precedenti capitoli diviene il deus ex machina dell’intera baracca, una comicità basata nel catapultare il tipico contribuente americano all’interno di una cornice fantasy-medievale nei panni di un giullare di corte, circostanze che per giocoforza sono la congiuntura ideale per alcuni assist a delle battute memorabili, e difatti la lista delle citazioni è lunga.
Nonostante L’Armata delle Tenebre sia tecnicamente un passo in avanti rispetto ai suoi predecessori, a guardarlo oggi appare un po’ malconcio, tuttavia si resta ammaliati dal buon vecchio artigianato di una volta, ed in ogni caso detiene dalla sua una sfilza di tocchi di classe grazie all’inconfondibile regia di Sam Raimi con i suoi peculiari movimenti di macchina che lo hanno reso un monumento vivente del cinema di genere. 
Non è un horror, non è una commedia, chiamatelo semplicemente cult.
Klaatu Varada Nikto