Joker | Recensione

Joker recensione

Joker recensione

Rimango dell’idea che alcuni personaggi nati dalla mitologia pop andrebbero lasciati in pace senza preoccuparsi di dar loro un background. Gli spiegoni tolgono il mistero, il fascino, il carisma, insomma smontano la magia del cinema. Ma se proprio a qualcuno vien voglia di cimentarsi in questo genere di fanta-biopic allora è meglio che ci rifletta bene e provi un’altra strada, proprio come ha pensato Todd Phillips con Joker.

Joker recensione

A dispetto degli altri cinecomic Joker si differenzia per i suoi connotati drammatici e una messa in scena da cinema d’autore. Joker è un’opera introspettiva, un crossover miscelato con la natura mainstream di un personaggio come Joker, uno dei villain più bizzarri e carismatici provenienti dall’universo DC. Probabilmente anche il più famoso tra i villain grazie alle precedenti interpretazioni di attori del calibro come Jack Nicholson ed Heath Ledger.

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Stavolta è il turno di Joaquin Phoenix, indubbiamente uno dei migliori attori sulla piazza, a lui tocca l’arduo compito di raggiungere le vette di Heath Ledger. Il villain scritturato da Todd Phillips è tarato sulle caratteristiche più sepolcrali di un interprete come Phoenix, vero deus ex-machina dell’intero script e attore fondamentale per mostrare un Joker sul piano più umano e debole della sua esistenza.

Ne Il Cavaliere Oscuro il Joker viene rappresentato come un villain cosciente della sua condizione, del suo posto nel mondo e con degli obiettivi ben precisi, paradossalmente in modo pragmatico. Qui invece il Joker sia chiama Arthur, o perlomeno questo è il nome attribuitogli dalla madre, lavora per pochi spiccioli tra continue umiliazioni e auto- commiserazione. In bilico tra l’istinto di sopravvivenza e la voglia di finirla una volta per tutte.

Il film di Phillips mette il focus proprio nel passaggio da Arthur a Joker, ma lo fa con i suoi tempi dilatati, prendendosi tutto il minutaggio di cui ha bisogno, e chiedendo il massimo dall’interpretazione di Joaquin Phoenix, forse fin troppo, dato che l’intero film si regge sulle sue spalle, tra pregi e difetti che ne derivano da un’impostazione narrativa del genere. Fortuna vuole che la bravura di Phoenix riesca a coprire gli aspetti più deboli del film.

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I nostalgici di Jack Nicholson avranno qualche difficoltà nel riconoscere a questo Joker qualche virtù, sebbene non si possa negare che siamo di fronte ad un’interpretazione che ricorderemo anche in futuro, e che in qualche modo ha reso più labile il confine tra due visioni del cinema agli antipodi. Roba non da poco. 

Ci sarebbe altro da aggiungere, dato che il finale si presta a moltissime interpretazioni, inoltre c’è molto materiale per trattare argomenti che spaziano tra la politica e l’antropologia urbana. Ma è meglio defilarsi da questo gioco al massacro e soffermarsi solo sulla forma, che già va bene così com’è, senza speculazioni da boomer che non votano né destra né sinistra.

Semmai ci sarebbe da chiedersi perché questo Joker ricordi molto Taxi Driver, quasi a pensare che sia una scopiazzatura.