Hardware – Metallo Letale | Recensione

Hardware recensione
Produrre e dirigere un buon film a basso budget è un gesto eroico, tuttavia nemmeno qualcosa di impossibile se alle spalle vi è qualcuno con la passione e la perspicacia per sfruttare al meglio quelle poche risorse a disposizione. Molti famosi cineasti hanno iniziato la loro carriera così, dal nulla, come Peter Jackson, invece altri non hanno mai oltrepassato il varco del girone infernale delle nicchie cinefile. Uno su tutti è Richard Stanley, un folle cineasta sudafricano, apparso in costume come comparsa di un film da cui era stato cacciato via. True story. Ma Stanley è anche conosciuto per un’opera col tempo divenuta di culto tra i cinefili e nostalgici di un  genere ormai scomparso dalla scena. Hardware – Metallo Letale è il suo manifesto della cinefilia più estrema.
Hardware è un punk/sci-fi made ’90, con il corpo e lo spirito degli anni ’80. Per certi aspetti possiamo considerarlo come uno di quei titoli che in parte chiudono quell’epopea cyberpunk-distopico-post atomica iniziata da George Miller con il suo Interceptor prima, e Mad Max dopo.
L’opera di Richard Stanley è truce, sporca e afosa come il suo deserto radioattivo. Il ritmo è lento, i tempi dilatati, a tratti catartico. In Hardware c’è una curiosa analogia con Alien sul piano della messa in scena, con l’automa-killer nei panni dello Xenomorpho. Nondimeno anche l’eroina di turno appare come un alter-ego della Sigouney Weaver della situazione: stessa attitudine, stesso aspetto androgino.
Parte delle suggestioni dell’opera di Stanley derivano soprattutto dalla cifra stilistica da b-movie dei poveri, con la consapevolezza di un budget insufficiente a dispetto di un progetto apparentemente più ambizioso, e malgrado la messa in scena complessiva risulti piuttosto scarna, tuttavia possiede alcune chicche di mera tecnica artigianale, come appunto l’automa killer.
Impossibile non amare questo killer meccanico pronto a maciullare chiunque gli capiti a tiro: freddo, cinico, dark. L’automa è solo parte di un progetto più sinistramente ambizioso; un programma di sterminio di massa per il ridimensionamento della popolazione, al motto di You can’t stop progress. Il tutto è accompagnato da una splendida colonna sonora, con una menzione speciale a The Order of Death dei Public Image Ltd, un pezzo che fa letteralmente volare. 
Hardware è come l’ultimo dei Mohicani: un post-atomico giunto a conclusione della guerra fredda, un periodo storico che ha segnato due-tre generazioni sotto lo spauracchio di una nuova guerra mondiale. Oggi i tempi sono cambiati, ma ciclicamente salgono le tensioni geopolitiche, pertanto potremmo riprendere il discorso iniziando proprio con una visione di Hardware, giacché magari a breve potremmo ritrovarci nelle stesse circostanze, nondimeno avremmo anche un’avvertimento su ciò che non dev’essere acquistato al mercato delle pulci (vedere per capire).