Giochi Stellari | Recensione

Oggi i videogame sono entrati di prepotenza nel giro dell’intrattenimento mainstream, ci giocano tutti, dai pargoli fino alle nonne con in mano un tablet sottomarca. Proprio le stesse arzille signore che un tempo accusavano i videogame di rincoglionire i giovani (non proprio così alla lettera, ma ci siamo capiti).

Negli anni ’80 i videogame erano ancora agli albori, un argomento tabù di cui non poterne parlarne in pubblico per evitare di non finire relegati ai margini della società, apostrofati come nerd nella sua accezione più negativa. Col senno di poi nessuno avrebbe mai immaginato che i nerd (quelli veri) avrebbero infine conquistato il mondo grazie a delle multinazionali con il profitto a grandi linee delle dimensioni simili, se non superiori, al PIL di una nazione europea. Ma questa è un’altra storia.

Il film più iconico a tema videoludico degli anni ’80 è indubbiamente Wargames, però va menzionato anche Giochi Stellari (The Last Starfighter), che nemmeno a dirlo è stato un orgasmo di proporzioni bibliche per chi è cresciuto a pane e videogame.

Giochi Stellari è di base un teen-movie bello e buono in cui il protagonista, Alex, è un teenager che vive in una roulotte insieme a sua madre in condizioni economiche non proprio fortunate. Alex è un bravo ragazzo, aiuta il vicinato, e si impegna con lo studio. Il suo unico vero svago è smanettare un cabinato di Space Invaders (o similare). Talmente bravo che una sera polverizza il record assoluto, che in questo caso si rivela la svolta della vita, dato che quel gioco è in realtà uno strumento di reclutamento di piloti spaziali per una vera unione planetaria, la Lega Stellare.

Giochi Stellari non è altro che una favola giovanile dall’happy-end facile, e malgrado i suoi evidenti limiti, onnipresenti in qualsiasi aspetto di cui si compone un film, possiede tutto l’armamentario di un film di successo per teenager degli anni ’80/90, con elementi pop/sci-fi click baiting. Un film che ha fatto sognare una generazione di ragazzi con in mano un Commodore prima, e un Amiga dopo.

Altro aspetto da considerare per l’economia di Giochi Stellari è relativo a quel riscatto sociale che si trova nel sottotesto, cioè di un ragazzo che raggiunge il suo sogno, nonostante le difficoltà di una vita non proprio agiata. Da questa prospettiva è possibile circoscrivere Giochi Stellari all’interno di quel sogno americano di stampo reaganiano, lo stesso che ha illuso una e più generazioni.

The Last Starfighter non è certamente uno dei migliori teen-movie di quel periodo lì, a causa dei suoi madornali limiti, anche tecnici, e forse soprattutto tecnici, dato che per il resto non è che avesse chissà quali pretese, tuttavia resta un titolo memorabile, poiché ai sogni e all’immaginazione non si può certo dire di no.