Ghostbusters | Recensione

Ottanta voglia di ottanta, è questo il mood del momento, e il successo di Stranger Things ne è la prova. Tra qualche anno, come avviene a tutte le mode, anche questa verrà sostituita con un’altra, ma a differenza di altre volte non nascondo il mio compiacimento per questa riscoperta degli anni ’80, ossia quel periodo in cui al cinema spopolavano titoli divenuti col senno di poi dei veri e propri cult mainstream, e la lista è lunghissima. Tra questi titoli qualcuno è considerato a ragion veduta più memorabile di altri, tanto che in un ipotetico podio nessuno toglierebbe un posto a Ghostbusters, scegliete voi a quale altezza.
A differenza di altri cult, Ghostbusters non appartiene a quella categoria di titoli poco apprezzati al suo tempo e poi successivamente rivalutati dal pubblico e dalla critica, ma anzi, viceversa ebbe un successone di botteghino raro per quei tempi fin dalle prime settimane, arrivando a incassare la sbalorditiva cifra di 450 milioni di dollari attuali, e con un merchandising complessivo che a oggi si attesta sul miliardo di dollari. 
Del resto gli ingredienti per un grande successo c’erano tutti, a partire dalla partecipazione di alcuni attori/comici già molto conosciuti oltreoceano grazie al famigerato Saturday Night Show, e stiamo parlando di gente del calibro di Bill Murray e Dan Aykroyd, quest’ultimo ideatore e sceneggiatore di Ghostbusters.
Molte sono le curiosità riguardo la produzione, a partire dal casting: originariamente pensato diversamente con attori quali John Belushi, Eddy Murphy e John Candy. Purtroppo il primo non ebbe nemmeno il tempo di leggere la stesura del film poiché morì di overdose. Eddy Murphy preferì Beverly Hills Cop, cucito su misura per il comico afroamericano. John Candy avrebbe voluto partecipare al film, ma solo se gli avessero dato la possibilità di interpretare un personaggio dall’accento tedesco accompagnato da cani di grossa stazza, idea subito rigettata al mittente e non se ne fece nulla.
Le modifiche apportate alla prima sceneggiatura furono molteplici, ad esempio all’inizio erano previsti solo tre cacciatori di fantasmi, dopodiché si optò per un quarto membro interpretato dall’altro sceneggiatore e amico di Aykroyd, Harold Ramis. Il design delle divise dei Ghostbusters erano più simili a quelle delle forze speciali S.w.a.t., e invece degli zaini protonici vi erano delle bacchette magiche alla Harry Potter (riuscite ad immaginarlo? Io no).
Scritto per essere un film più strettamente sci-fi con uno script che includeva sbalzi temporali e universi paralleli, successivamente si pensò per qualcosa di più semplice dato che il soggetto di partenza sarebbe stato molto più dispendioso in termini economici e di tempo, pertanto per contenere i costi fu riscritta in gran parte la prima bozza per ambientare le vicende esclusivamente a Manhattan ai giorni nostri (quei giorni nostri). E sempre per motivi economici si scelse di girare gran parte delle riprese a Los Angeles e usare New York solo per le esterne.
Ghostbusters è un film che ha fatto dell’improvvisazione la sua fortuna, molte battute state difatti improvvisate, soprattutto da Bill Murrey, vero one man show di Ghostbusters, e migliorando probabilmente il copione originale. Lo spirito di cameratismo tra i membri del cast è stato sicuramente l’ingrediente principale che ha fatto la fortuna del film e del regista Ivan Reitman.
Malgrado il pressapochismo della regia oggi sia evidente in confronto ai Blockbuster di oggi, le sviste tra una scena e l’altra non tolgono quella magia lì che fa di Ghostbusters un gran film anche oggi. E inoltre è anche necessario ricordare la rapidità nel modo con cui cercarono di concludere il lavoro in fretta per portare il film in Estate, ancora oggi considerato il periodo più florido per raggiungere incassi assicurati negli Stati Uniti.
Ghostbusters è un film che rende bene l’idea di cosa siano stati per il cinema gli anni ’80, cioè un decennio nel quale le produzioni erano perlopiù realizzate artigianalmente e lasciavano spazio a qualsiasi fantasia di quattro amici con idee folli. 
Momenti spariti come lacrime nella pioggia. Dannazione!