Get Out | Recensione

Per iniziare con Get Out dobbiamo risalire ad Adamo ed Eva. Ad esempio: sapete chi è Jason Blum? È un tizio che ha guadagnato vagonate di milioni di dollari grazie alla sua casa di produzione Blumhouse Productions, fondata nel 2000. Jason Blum ha già letteralmente sbancato il box office grazie a progetti da pochi spiccioli, ma con una qualità al di sopra della media a dispetto di titoli dal budget più rilevante.
Tra i vari film prodotti dalla Blumhouse Production ricordiamo Paranormal Activity (200 milioni di dollari a fronte di una spesa di soli 15mila dollari, sì avete letto bene), e altri titoli come Insidious, Sinister, La notte del del giudizio. Produzioni low-cost con storie da B-Movie così ben confezionati da avere una parvenza da medio-alto budget; film che riscrivono le regole del manuale del buon cinema a basso costo sul piano commerciale. Per Jason Blum gli affari sono andati così bene che nel 2014 si è tolto pure la sfizio di realizzare un film d’autore come Whiplash, vincitore di due premi Oscar.  
Torniamo a Get Out – Scappa, ultimo film della Blumhouse Productions, arrivato nelle sale ad inizio 2017, scritto e diretto da Jordan Pelee, al suo primo lungometraggio. Fino a oggi Get Out è il film più peculiare prodotto dalla Blumhouse grazie a uno script piuttosto impregnato di forti tinte satiriche che prende di mira in modo sottile il tema del razzismo negli ambienti liberali d’oltreoceano. 
Jordan Pelee con questa sua prima opera gioca sul filo del rasoio sul tema della questione razziale, ma senza essere così esplicito come invece accade altrove; le sue prede appartengono alla classe media liberal, da sempre democratica: coloro che avrebbero votato Obama per un terzo mandato se solo fosse stato possibile, come qualcuno sostiene durante il film.
Con questo gioco di non detti Get Out tiene alta la tensione per tutto l’arco della narrazione, e colpisce sorprendentemente grazie a un plot twist proprio quando si crede di aver compreso l’andazzo del film; tanto assurdo quanto un episodio di Black Mirror.
Finanziato con soli 5 milioni di dollari ne ha incassati all’incirca 200 in tutto il mondo come da buona tradizione della Blumhouse Productions. Get Out si presenta come il miglior horror del 2017, nonostante non sia proprio un horror in senso stretto. Da questo punto di vista è indubbio che Get Out avrebbe potuto fare di più in termini di gore, e infatti sia ha l’impressione che abbiano tenuto il freno a mano. In ogni caso Get Out rimane certamente una delle migliori rivelazioni degli ultimi anni da non lasciarsi scappare, al contrario di quanto suggerisce il titolo.