Elfen Lied | Recensione

Elfen Lied recensione

Difficile parlare di Elfen Lied. Molti potrebbero considerarlo un anime di quelli colorati per piacere ai bimbominkia, con quei personaggi disegnati con gli occhi grandi, espressivi, che permettono di trasmettere al massimo le emozioni a livello visivo.

Ma al di là dell’aspetto volutamente infantile questo anime nasconde al suo interno enormi tematiche che vengono rese addirittura iperboliche dalla violenza che – da ogni parte – finisce per confondere persino il bene ed il male. E non c’è solo la violenza: c’è il razzismo, sotto forma di persecuzione del diverso; c’è l’amore, la vendetta, l’erotismo mai gratuito, l’umorismo non banale. E gore. Tantissimo gore.

Il plot contempla l’esistenza delle diclonius: creature femminili che presentano la caratteristica di piccole corna sul cranio. Queste corna permettono di controllare i cosiddetti vettori, una sorta di arto invisibile di smisurata potenza.
Le diclonius sono esseri estremamente pericolosi e la storia inizia nel momento in cui Lucy, una che non le manda a dire, riesce a fuggire dal laboratorio dove tutte queste (povere) ragazze sono confinate e segregate a vita.

Dopo la fuga, Lucy si trova ad affrontare l’incontro casuale con Kouta, un ragazzo che rimane rapito dalla bellezza della diclonius. Elfen Lied si muove attorno quest’intreccio che lega i due in modo indissolubile, dal passato al presente; da una tragedia all’altra, dai ricordi che erano stati volutamente rimossi, all’affetto ed il perdono.

Nascerà una “famiglia” mista di umani e diclonius – un abominio, per molti – che navigherà nelle difficoltà verso il pathos dell’epilogo finale. E tutto l’intreccio legato ai singoli personaggi ed alle loro storie andrà a dipanarsi parallelamente alla caccia che il potere umano scatenerà contro le diclonius fuggitive.

Elfen Lied è un anime truculento ma al tempo stesso toccante. Che fa riflettere. E piace, nonostante le tante dicotomie. Infine, è necessaria una menzione alla sigla: Lilium. Testo in latino ed immagini che rivisitano splendidamente i quadri di Gustav Klimt. Una piccola perla incastonata in un contesto comunque convincente.