Dick Tracy | Recensione

Dick Tracy recensione

Dick Tracy è di fatto la trasposizione, prima cartacea e poi cinematografica, delle teorie di Cesare Lombroso, il medico e criminologo piemontese famoso per i suoi studi sulla fisiognomica, una pseudoscienza molto in voga nell’ottocento durante il periodo del positivismo. Le teorie lombrosiane si basano sul concetto del criminale per nascita, secondo cui l’origine del comportamento criminale sarebbe insita nelle caratteristiche anatomiche del criminale [Wiki]. In Dick Tracy quest’assunto è platealmente esasperato dai tratti facciali del criminale di turno, tra i quali ricordiamo Flattop, Pruneface, Little Face, Lipl Manlis, eccetera, eccetera.

Siamo sinceri, il successo di Dick Tracy si basa soprattutto sull’aspetto alquanto bizzarro dei suoi villain, magari perché inconsciamente conferma determinati nostri pregiudizi sull’ambiente del crimine, sebbene tutto ciò non abbia una corrispondenza scientifica. Tuttavia nell’universo di Dick Tracy la fisiognomica rientra nel quadro di una rappresentazione allegorica della forma mentis di un criminale, e dunque va bene così. D’altronde abbiamo visto qualcosa di simile ne Il Pianista di Roman Polanski, pluripremiato agli Oscar.

La maggior parte di noi conosce Dick Tracy grazie al film omonimo di Warren Beatty, un blockbuster d’altri tempi e campione d’incassi al box office. Un successo quasi scontato sia per un campagna marketing piuttosto efficace e in particolare grazie alla presenza di un cast stellare d’antan, come Al Pacino, Madonna e Warren Beatty stesso, che in tal caso ricopre le vesti sia di produttore e sia di regista. Nomi importanti che hanno fatto la fortuna di questo film, specialmente quando il peso dello star system hollywoodiano era maggiore rispetto a oggi sul piano degli incassi.

Tecnicamente Dick Tracy presenta delle buone idee per una pellicola mainstream del suo tempo, mediante l’uso di sfondi disegnati a mano che regalano alla pellicola un filtro graphic novel, mentre altre scene sono state girate prima in bianco e nero, e successivamente variopinte proprio allo scopo di accentuare quel tono fumettistico da cui proviene il film. Luci e colori che allo stesso tempo elargiscono un tocco noir, un non plus ultra in qualsiasi contesto.

Dick Tracy non è una pietra miliare del cinema e non gioca a suo favore una trama tanto esile quanto banale, ma d’altro canto i suoi punti di forza sono altrove, sia grazie al già citato cast, ma in particolare per l’ottimo lavoro di make up dei suoi villain, quest’ultimo è indubbiamente l’aspetto più rilevante e suggestivo, com’è giusto che sia per un’opera del genere. Tutto il resto rimane nella media come un qualsiasi blockbuster senza infamia e senza lode, sebbene Dick Tracy abbia a disposizione alcune peculiarità da ricordare ai posteri, con quel cappotto Giallo-Canonero e una testa piatta da prendere a schiaffi.