Collateral | Recensione

Un giorno, un giorno il mio sogno si avvererà? Una notte ti sveglierai e scoprirai che non è mai successo! Sì, ci hai girato intorno, non si è avverato e sei diventato vecchio. Non ha funzionato ma tanto tu non l’avresti mandato in porto comunque. Lo spingerai nel ricordo e poi lo rimuoverai sdraiato, sulla poltrona reclinabile, ipnotizzato dalla tv per il resto della vita. Quindi non venirmi a parlare di omicidio, ciò che volevi era solo un anticipo per una lussuosa Lincoln e quella ragazza che non hai il coraggio di chiamare.

Che cazzo ci fai ancora dentro un taxi? Dimmelo!”.

Questo è ciò che dice Vincent a Max nel Taxi più pulito di Los Angeles. Due uomini agli antipodi: il cinico e nichilista Vincent (killer a pagamento, interpretato da Tom Cruise), e Max (Jamie Foxx), un umile rappresentante della working class americana, un contribuente aggrappato a ciò che resta del sogno americano.

Collateral di Michael Mann è chiaramente un action, ma lo fa con un suo stile, dato che dentro c’è anche un duello tra due visioni del mondo inconciliabili tra loro, tuttavia per certo aspetti entrambe bisognose dell’altra. Non a caso i dialoghi sono probabilmente l’aspetto che più si ricorda di Collateral; un’arena a suon di opposti concetti altisonanti per marcare il proprio punto di vista sul mondo. Cosa può fare un umile tassista contro un efferato sicario pronto a tutto? Come può andar via dalla propria comfort zone? Si dice che sia l’istinto di sopravvivenza a dare il coraggio di saltare dal proprio recintato, e difatti sarà proprio in quest’occasione che salteranno tutti gli schemi, perlomeno da una parte.

Un action con due sputi di esistenzialismo dunque, sebbene rimanga lì sullo sfondo, sempre dietro la regia di un grande maestro del cinema, che non ha certo bisogno di filosofeggiare per giocare con i grandi classici.

Collateral rappresenta anche il primo film digitale di Mann, e nientepopodimeno che il primo in assoluto nel giro mainstream di Hollywood, una scelta così azzeccata che oggi è lo standard comune, dal mainstream al cinema indipendente. D’altronde Collaterali ha presentato bene l’ansia novità, dal momento che stiamo parlando di un film tecnicamente ineccepibile (quasi); scene action poche, ma giuste. Un action on the road tra le strade losangeline, quelle strade tanto amate da Mann. Il ritmo del film si mantiene piuttosto alto, con la tensione tra i due protagonisti che cresce costantemente fino agli ultimi istanti, come nelle migliori mitologie, a metà tra Blade Runner e un poliziesco d’antan.

Micheal Mann mostra anche in questo film la sua personale cura maniacale per ogni singolo dettaglio, estrapolando il meglio dal proprio cast, soprattutto, emo a dirlo, da Tom Cruise, qui stratosferico in una delle sue migliori interpretazioni della carriera.

Collateral è il cinema, cazzo,  indubbiamente fa parte di quella categoria di film che nella vita meritano almeno una visione, senza se e senza ma, senza me contro te.