Cloverfield | Recensione

Cloverfield recensione

Cloverfield recensione

L’attacco dell’11 Settembre 2001 alle Twin Towers è stato uno degli eventi più epocali della storia  recente, sia per essere stato il primo e imponente attentato straniero in terra statunitense dopo l’attacco di Pearl Harbor e sia perché ha ottenuto una copertura mediatica a livello globale come mai prima. Neanche a dirlo quell’attacco terroristico cambiò drasticamente il panorama internazionale, modificando anche la nostra percezione del mondo. Da sempre lo Zeitgeist si riflette nell’arte e nel cinema, ne abbiamo avuto una conferma tramite alcuni dei lungometraggi statunitensi realizzati  dopo l’11 Settembre che in qualche modo hanno portato con sé la rinascita del patriottismo a stelle e strisce, ma anche la paura del rischio di un altro attacco terroristico. Tra i titoli più riusciti (e meno pateticamente patriottici, bisogna dirlo) vi è Cloverfield. Un monster-movie del 2008 diretto da Matt Reeves, prodotto da J.J. Abrams, e scritto dal regista di Quella Casa nel Bosco, Drew Goddard.

In Cloverfield la città di New York viene messa a soqquadro come può accadere solo con il peggiore degli attacchi terroristici, ma anziché dei terroristi vi è un mostro di dimensioni colossali che imperversa tra i grattacieli di Manhattan. I riferimenti all’attacco delle Twin Towers sono ovunque: dalla folla che fugge nelle strade della grande mela alle nubi di detriti. Insomma l’11 Settembre.

Cloverfield è un blockbuster per certi aspetti atipico, un incrocio tra un monster-movie e un found footage, realizzato come un finto documentario con l’espediente narrativo di: “QUELLO CHE LE TELEVISIONI ITALIANE NON VI DIRANNO MAI”.

Cloverfield recensione

Il progetto Cloverfield è una scommessa riuscita, un azzardo che funziona tramite una regia attenta alla messa in scena e un montaggio ben studiato. Se l’idea era proprio di ricreare le atmosfere di un attacco terroristico allora l’intento è riuscito. Oltretutto con attenzioni degni di nota come ad esempio l’idea di non mostrare in modo chiaro a smarmellato l’anfibio colossale, una scelta che si è dimostrata vincente poiché crea quel mistero attorno la natura del mostro. Una scelta forse sì influenzata dal limite di budget, ma comunque funzionale allo scopo. Oltretutto Cloverfield offre poche spiegazioni sulla natura del colosso, un’altra saggia scelta che ci risparmia la noia dello spiegoni, come se ce ne fregasse poi davvero qualcosa.

Buona anche l’idea dei parassiti che si staccano dal corpo della mostruosa creatura per imperversare in qualsiasi angolo della città, uno stratagemma narrativo utile per ottenere un contatto fisico ravvicinato, che altrimenti avremmo visto solo da lontano. 

Oggi molto probabilmente un film come Cloverfield non arriverebbe nemmeno nei cinema poiché dozzinale per gli standard odierni, e probabilmente sarebbe uscito mediante qualche piattaforma streaming, proprio come è accaduto con Cloverfield Paradox, uno dei sequel/spin off accreditati di Cloverfield, nonostante c’è chi giura di aver visto altri spin off nascosti nei meandri dell’internet, ma questa è un’altra storia.