Apollo 13 | Recensione

Apollo 13 recensione

Houston, abbiamo un problema..“, una frase emblematica per indicare una situazione di alta criticità. Sì ok, ma alla fine quanti conoscono la storia dell’Apollo 13? La cronaca riferisce di un’esplosione nel modulo di servizio che ha generato una notevole riduzione della quantità di ossigeno e di energia elettrica del modulo di comando. Allunaggio fallito, ritorno a casa in forse. Tuttavia non preoccupatevi se ancora vi risulta di difficile comprensione, dato che Ron Howard ha pensato a tutti noi tramite una minuziosa ricostruzione degli eventi dell’Apollo 13, con un film omonimo tratto dal libro di Jim Lovell, il capitano dell’equipaggio della suddetta missione che ha trascritto nel dettaglio quei giorni all’interno della Odissey. Segnatevelo: Apollo 13 è un film di porno-ingegneria spaziale, perfetto per chi abbia un po’ di passione per l’argomento in tutte le sue sfumature. Realismo è la parola d’ordine, a partire dal funzionamento del Saturn V, il vettore usato dalla NASA per spedire l’uomo sul suolo lunare, ufficialmente a scopi scientifici, in realtà come strumento propagandistico durante la guerra fredda.

Un plauso a Ron Howard per aver perseverato con lo spirito procedurale e semi-ingegneristico della controparte cartacea di riferimento, a dispetto di un pubblico mainstream sempre alla ricerca di semplificazione e spettacolarizzazione di qualsiasi cosa appaia sullo schermo. Difatti in modo controintuivo Apollo 13 pone molta enfasi su determinati tecnicismi, magari non proprio entusiasmanti e comprensibili a tutti, ma comunque suggestivi, oltre che essenziali per ogni missione spaziale. Alcuni esempi:

1) Il tempo esatto per concludere la fase dei tre stadi del Saturn V;

2) La delicata manovra per agganciare il LEM (il modulo lunare);

3) L’assenza di comunicazioni durante la percorrenza del Dark Side of the Moon (suona meglio);

4) L’uso del LEM come strumento di emergenza per il ritorno a casa;

5) Il listone di tutti gli altri tecnicismi minori presenti fino ai titoli di coda; La scienza signori.

Non solo ingegneria spaziale, in Apollo 13 c’è anche dell’altro, difatti l’ex ragazzo di Happy Days non si accontenta facilmente e mette sul tavolo una messa in scena degli anni ’60 piuttosto credibile, ricca di dettagli e di colori tipici di quel periodo lì. Magari non era proprio nelle intenzioni di Ron Howard, tuttavia vi è la percezione di una società maschilista, timorata di Dio e dentro il sogno americano. In poche parole: un conservatorismo democratico. Stucchevole, però forse più vicino alla realtà di quanto si immagini, c’è anche un prete dall’aspetto poco raccomandabile.

Peraltro Apollo 13 può contare di un cast di tutto rispetto, da Tom Hanks, nei panni di Tom Hanks, al palle d’acciaio Ed Harris. Nondimeno importante il trio composto da Bill Paxton, Kavin Bacon, Gary Sinise (Tenente Daaaan). Nel complesso tutti all’altezza delle aspettative e qualcuno anche di più.

Né fantascienza, né thriller. Forse Apollo 13 è più simile a un biopic, non proprio sull’equipaggio in quanto tale, ma su quel sogno americano incarnato da quegli astronauti che desideravano la luna e invece verranno ricordati ai posteri per una frase in burocratichese da stampare in triplice copia.