Ad Astra | Recensione

Ad Astra

Se la forza delle immagini è il motore della settima arte allora la fantascienza è la sua vetta più alta. Le frontiere dello spazio restano ancora dei luoghi oscuri e inesplorati, affascinanti e suggestivi, luoghi in cui l’immaginazione si spinge fino a porre delle riflessioni su noi stessi. Maggiore sarà la forza visiva, maggiore sarà il grado di coinvolgimento.

Da questa prospettiva Ad Astra è uno sci-fi con una potenza visiva a tratti sbalorditiva, come ad esempio nei primi istanti del film o durante il “safari” lunare, ma in realtà è anche tanto altro. Ciò che lascia stupefatti è la ricercatezza delle immagini, con un design ricercato e dal sapore retro-futurista anni ’70. Se inoltre consideriamo un budget di circa 50 milioni di dollari allora siamo di fronte a un mezzo miracolo. 

Ad Astra

Diciamo mezzo miracolo poiché Ad Astra non è esente da alcune pecche. A partire da un plot non proprio originalissimo che dopo un po’ fatica nel mantenere alto l’interesse, in particolare a causa di un’introspezione poco riuscita e piuttosto forzata, quasi un supplizio. Aspetti sul quale avremmo volentieri chiuso un occhio se solo avesse avuto dalla sua una costruzione narrativa più solida, dinamica, e meno banale.

Tuttavia Ad Astra è un’opera che vale il prezzo del biglietto sto che trova ispirazione dal meglio della fantascienza degli ultimi cinquant’anni, e lo fa bene. Impossibile non notare le citazioni di alcuni degli sci-fi più iconici e recenti degli ultimi decenni come Odissea 2001 nello Spazio, Interstellar, Blade Runner 2049 e addirittura Punto di non Ritorno. Ad Astra possiede un po’ di tutte quelle atmosfere suggestive lì, spiace però che alla fine dei conti sia solo un’opera derivativa e non abbia riservato per sé qualcosa di davvero personale.

Comunque sia rimane uno degli Sci-Fi più interessante degli ultimi anni in virtù di forza di immagini bellissime®, lo ripeterò all’infinito. Anzi, ad essere sinceri Ad Astra è una di quelle opere che ci ricorda i motivi per cui amiamo il cinema come strumento di creatore di mondi. E sebbene sia un’occasione mancata a causa di alcuni aspetti non sarà comunque difficile rimanere indifferenti. Oltretutto è anche un ottimo spunto di riflessione dei prossimi sci-fi, quasi come disclaimer sugli errori da evitare affinché non si rischi il pericolo di lesa maestà nei confronti del più difficile e più bel genere cinematografico che la settima arte ci abbia mai regalato.